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L'arte del bere

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11 Marzo 2025

Il Pinot Grigio chiede modifiche al disciplinare: più varietà e meno alcol

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di Vittoria Alerici | in 
 Arte del bere
La seconda Doc più grande d’Italia chiede di poter utilizzare, anche solo in piccole percentuali e in aggiunta al vitigno principale, varietà di vite resistenti alle malattie o alle avversità climatiche: si tratta di vitigni che presentano l’importante vantaggio di tagliare il ricorso a trattamenti difensivi con prodotti chimici.

La richiesta di coltivare varietà resistenti è, forse, la principale delle proposte di modifica che il Consorzio di tutela del Pinot Grigio delle Venezie porterà in Comitato nazionale vini del ministero dell’Agricoltura. Si tratta di una proposta rilevante perché al momento, in Italia, le varietà resistenti non possono essere utilizzate all’interno dei vini a denominazione d’origine o a indicazione geografica. Ma possono essere impiegate solo per produrre vini da tavola o varietali. Un vincolo che vige in Italia a differenza di altri paesi Ue. In Francia, ad esempio, le varietà resistenti sono sperimentate anche nelle Aoc (le Doc francesi) compreso lo Champagne. «La nostra varietà principale è il Pinot Grigio – spiega il presidente del Consorzio della Doc delle Venezie, Albino Armani – e al momento non esiste il Pinot Grigio resistente. Tuttavia, è previsto l’utilizzo fino a un massimo del 15% di altri vitigni a bacca bianca diversi dal Pinot Grigio, come lo Chardonnay, il Friulano ed il Pinot Bianco, da cui sono già state costituite varietà Piwi (acronimo dal tedesco pilzwiderstandfähig, ovvero varietà resistenti ai funghi, ndr). Noi chiediamo di utilizzarli fino a un massimo del 10% all’interno della quota consentita di cultivar diverse dal Pinot Grigio».

Secondo molte indiscrezioni questa prima iniziativa potrebbe a breve essere seguita da una analoga da parte del Prosecco Doc, la prima denominazione d’Italia.
Altra richiesta importante, in linea col trend di mercato, è quella di ridurre il grado alcolometrico minimo. «Abbiamo proposto – ha aggiunto il direttore del Consorzio della Doc delle Venezie, Stefano Sequino – di portarlo dagli attuali 11 a 9 gradi. Attenzione però, non si tratta di utilizzare tecniche di dealcolazione, di sottrarre alcol, ma di produrre un vino naturalmente a bassa gradazione, partendo dalla gestione del vigneto ed evitando, ad esempio, il ricorso all’arricchimento. Si tratta di una categoria completamente diversa alla quale il Pinot Grigio si adatta bene. Si tratta di un progetto sperimentale sul quale sono coinvolti differenti attori della ricerca scientifica di valenza nazionale e proprio in questi giorni stiamo predisponendo le attività della prossima vendemmia».
 

 

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