Dazi: girandola di incontri mondiali ma si allungano i tempi per un accordo duraturo
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La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato che l'amministrazione statunitense ha incontrato “34 Paesi solo questa settimana” al fine di discutere di accordi tariffari e ha ricevuto “18 proposte nero su bianco”. Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha annunciato, durante un viaggio in India, che i due Paesi hanno concordato “ampi termini di negoziazione” per quanto riguarda un accordo commerciale.
Tuttavia, gli esperti notano che l'Amministrazione “ha assegnato un compito apparentemente impossibile, dal momento che gli accordi commerciali tradizionali richiedono in genere mesi o anni per essere negoziati” e concludono che gli accordi saranno probabilmente “più provvisori o aspirazionali” con benefici economici limitati.
Mentre i ministri del Commercio di India, Giappone, Corea del Sud, Thailandia e Regno Unito, tra gli altri, si sono incontrati la scorsa settimana con i rappresentanti statunitensi a Seoul, la presidente della Commissione europea ha riferito di avere “innumerevoli colloqui con capi di Stato e di governo di tutto il mondo che vogliono lavorare insieme a noi sul nuovo ordine, tra cui l'Islanda, la Nuova Zelanda, gli Emirati Arabi Uniti, l'India, la Malesia, l'Indonesia, le Filippine, la Thailandia e il Messico”. Von der Leyen ha aggiunto che “l'Occidente come lo conoscevamo non esiste più”, riferendosi al fatto che l’UE deve iniziare a guardarsi intorno per trovare nuovi partner.
Il 22 aprile 2025, il presidente Trump ha indicato la sua disponibilità a ridurre i dazi del 145% che ha imposto sulle importazioni cinesi, affermando: “Non saranno neanche lontanamente così alti. Scenderanno sostanzialmente. Ma non saranno pari a zero”. Ma il 24 aprile 2025, un portavoce del Ministero del Commercio cinese ha risposto che “attualmente non ci sono negoziati economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti, e qualsiasi affermazione sui progressi nei negoziati economici e commerciali tra Cina e Stati Uniti sono voci infondate senza prove concrete”.
Fonte: The New York Times
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