Prosek: Bruxelles (per ora) non blocca la richiesta croata
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Non c'è pace per le denominazioni di origine italiane. È risaputo che i nostri prodotti Dop e Igp sono i più apprezzati e anche i più imitati nel mondo, tanto che si stima il valore dell'italian sounding intorno ai 100 miliardi di euro annui.
Ma che gli attacchi alle nostre eccellenze arrivino addirittura da "fuoco amico" lascia un po' disorientati. E i nostri consorzi di tutela e valorizzazione - la cui funzione è appunto quella di proteggere il made in Italy - e associazioni di categoria adesso chiedono un deciso e urgente intervento del Governo italiano per difendere patrimonio, qualità e tradizione contro la reiterazione di operazioni illegittime e in contrasto con i principi del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea.
L'ultimo schiaffo al Made in Italy arriva proprio da Bruxelles: la Commissione Europea ha detto il primo sì al Prosek croato. Rispondendo a un’interrogazione dell’Europarlamento, il Commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha messo nero su bianco che la richiesta della Croazia di ottenere il riconoscimento della denominazione del vino Prosek come menzione tradizionale, è «conforme ai requisiti di ammissibilità e validità», e che la Commissione procederà alla pubblicazione di tale richiesta nella Gazzetta Ufficiale Ue. L'Italia avrà due mesi per presentare un'obiezione motivata.
«Il danno si riverbera su tutta la categoria del made in Italy, dal momento che il vino e il Prosecco in particolare sono i prodotti cresciuti maggiormente sui mercati internazionali – ha commentato Micaela Pallini, presidente di Federvini ai microfoni di Rai Radio 1 – e per noi questa richiesta è un pericolo da non sottovalutare. Come associazione saremo al fianco della politica che si è già impegnata a fermare questa registrazione. Resta comunque il fatto che l'Italia deve vigilare maggiormente sulle proprie eccellenze ed essere più presente in queste battaglie per evitare altri futuri attacchi. Indebolire una denominazione europea significa, infatti, indebolirle tutte».
Un attacco ai prodotti di eccellenza italiani, che va ad aggiungersi quindi a quello avvenuto a partire dallo scorso febbraio, quando il Governo sloveno aveva notificato alla Commissione Europea una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione degli Aceti che, ponendosi in netto contrasto con gli standard comunitari, il principio di armonizzazione del diritto europeo e le disposizioni di altri regolamenti comunitari, vorrebbe trasformare la denominazione “aceto balsamico” in uno standard di prodotto.
Entrambe operazioni illegittime, e in contrasto con i principi del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, che impongono un deciso e urgente intervento del Governo italiano, a tutela del proprio patrimonio di qualità e tradizione, unitamente alla presa di posizione del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e del Ministro Stefano Patuanelli.
«Quella degli attacchi alle nostre denominazioni tutelate – assicura Gianmarco Centinaio, sottosegretario Mipaaf – è una problematica condivisa da tutto il Governo in modo trasversale. Abbiamo istituito una commissione tecnica cui parteciperanno anche i rappresentanti delle Regioni e delle Associazioni di categoria. In questo momento è necessaria la maggior competenza e coesione possibile. Coinvolgeremo anche il Ministero degli Esteri per dialogare con la controparte croata. Per tutelare maggiormente i nostri prodotti nel mondo ci stiamo anche muovendo con una serie di accordi internazionali».