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07 Luglio 2018

Centinaio: difesa del Made in Italy, semplificazione burocratica, innovazione e più filiera

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di Redazione | in 
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Giovedì 5 luglio si è tenuta l'audizione del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio davanti alle Commissioni riunite Agricoltura di Camera e Senato. Pubblichiamo uno stralcio della nota informativa diffusa nella stessa giornata dal Mipaaf, e cioè le linee programmatiche del dicastero riguardanti il made in Italy agroalimentare:

"La linea direttrice che intendo perseguire è la valorizzazione delle realtà locali del nostro Paese, le cui specificità sono una componente inestimabile che ci distingue, senza perdere di vista una logica unitaria e di sistema. La promozione delle nostre eccellenze passa anche attraverso la conoscenza reciproca e diretta che può aprire nuove prospettive di crescita e di sviluppo, anche all'estero. Per questo intendo promuovere più "missioni di sistema" con il coinvolgimento delle istituzioni e del mondo delle imprese".

Semplificazione e organizzazione
Una prima istanza dalla quale mi sembra necessario muovere, perché comune alle diverse politiche settoriali e, per tutte, essenziale, è quella di ridurre drasticamente i costi della burocrazia che gravano sul mondo della agricoltura: si tratta di un obiettivo prioritario, che intendo perseguire con grande determinazione. Semplificare significa liberare risorse ed energie da destinare allo sviluppo di un'agricoltura sempre più di qualità e di eccellenza.
A tal fine, intendo innanzitutto adottare un metodo di lavoro nuovo, fondato sulla più ampia collaborazione tra Governo e Regioni, indispensabile per raggiungere risultati tangibili: un vero e proprio "patto per la semplificazione", da sancire in sede di conferenza unificata, che indichi i risultati attesi e i tempi per la loro realizzazione, tra i quali non dovranno mancare interventi per rendere più agevole e meno onerosa la conduzione dell'imprese agricole nonché più snello ed efficace il sistema dei controlli.
In tutte le azioni dobbiamo ridurre al minimo il peso della burocrazia. Un costo occulto delle nostre aziende, che troppo spesso spendono giornate e giornate dietro moduli, richieste, duplicazioni di controlli. Dobbiamo continuare senza dubbio a garantire con il massimo rigore la sicurezza delle produzioni, ma troppo spesso gli agricoltori si trovano a dover coltivare carta e non cibo. Semplificazione, quindi, non dovrà essere una parola vuota, ma la nostra cifra distintiva. 
Anche i rapporti con l'Europa vanno semplificati, resi più snelli e, soprattutto, realmente funzionali al sostegno alle politiche agricole, secondo una logica più sostanzialista e meno formalista.
L'ascolto delle imprese agricole e delle loro associazioni dovrà essere rinnovato e diventare parte di un nuovo metodo di lavoro "circolare", che muove dalle loro istanze e a queste da risposte. 
Non meno importante è l'attenzione ai consumatori, la cui soddisfazione e tutela devono essere il faro cui tende la qualità dei nostri prodotti agroalimentari e che di quella qualità sono le prime sentinelle.
E' mia intenzione effettuare una revisione complessiva dell'organizzazione del Ministero. L'obiettivo è avere una struttura che favorisca una interlocuzione semplice e diretta con gli operatori, le associazioni e con tutte le istituzioni del sistema multilivello. Occorrerà rafforzare il Ministero sia attraverso la motivazione del personale in servizio sia attraverso l'immissione di nuove risorse, utilizzando gli spazi assunzionali disponibili e favorendo processi di formazione continua. Agricoltura, ricerca e formazione
L'agricoltura in questi anni ha subito processi di trasformazione legati non soltanto alle mutate condizioni climatiche, che hanno acuito i fenomeni di ciclicità dell'offerta, ma anche alla necessità di rendere la produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale e alla domanda crescente di prodotti alimentari sempre più salubri e di qualità. Di fronte a queste nuove esigenze, in molti casi è stata ridotta la capacità del sistema di fornire risposte adeguate e fronteggiare le sfide.
Questi motivi inducono a inaugurare una nuova stagione di sostegno all'innovazione, accompagnata da una visione operativa del sistema della ricerca, con l'obiettivo ultimo di aumentare la capacità di accesso all'innovazione degli imprenditori agricoli.
Ma anche l'innovazione va territorialmente contestualizzata rispetto alle realtà locali e imprenditoriali specifiche, con un'attenzione particolare alle condizioni agro-ecologiche dei diversi territori e alle loro vocazioni. Questo significa utilizzare modelli a rete, con antenne locali e favorirne l'interscambio.
In questo scenario, non si può sottacere l'importanza dell'agricoltura di precisione, sempre più destinata a diventare un vero e proprio asset strategico per il nostro sistema Paese, per le potenzialità di sviluppo che essa possiede e per l'attrattività degli investimenti che può convogliare.
Importanti progetti di ricerca sono destinati alla valorizzazione del Made in Italy e la lotta alla contraffazione, temi a me cari e sui quale tornerò, e il ricorso a strumentazioni sempre più sofisticate può costituire un importante ausilio alla verifica delle materie prime e della loro provenienza. Anche in questo caso, il tema della ricerca si intreccia con quello della tutela delle nostre produzioni agroalimentari. 
Strumentale all'innovazione e parte integrante del suo sviluppo è la formazione professionale, necessaria in presenza di tecniche produttive sempre più complesse e specifiche. In questo senso, ritengo fondamentale promuovere protocolli di cooperazione tra gli enti di ricerca, il mondo produttivo e gli istituti di formazione. E in questa direzione va indirizzata la linea di azione del CREA, che rappresenta il principale ente di ricerca applicata e operativa a servizio delle aziende agricole.Voglio anche evidenziare che occorrerà maggiore incisività nell'intercettare le risorse per la ricerca nell'ambito dell'Unione Europea: l'Italia deve essere protagonista a Bruxelles, e il programma Horizon 2020 costituisce una potenzialità non sfruttata appieno. Non si tratta solo di investire di più in ricerca e innovazione ma soprattutto di investire in modo mirato, con lo scopo di fronteggiare le sfide del sistema agroalimentare, in termini di innovazione, competitività e sostenibilità. La Politica Agricola Comune
La sfida principale dei prossimi mesi è rappresentata dalla prossima riforma della PAC su cui la Commissione ha presentato le prime proposte di regolamento il 1° giugno scorso. Un negoziato complesso e articolato, le cui discussioni si svolgeranno in parallelo con quelle sul prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-27 e sulla Brexit, a cui la riforma sarà strettamente legata.
Una prima riunione del Consiglio dei Ministri dell'agricoltura è stata già dedicata all'esame della proposta: in tale contesto, ho colto immediatamente l'occasione per evidenziare alcune criticità, in particolare per quanto concerne la capacità della PAC di soddisfare le aspettative dei nostri agricoltori, dei consumatori e dei cittadini europei.
Un ulteriore discussione in Consiglio dei Ministri a Bruxelles, in particolare sugli aspetti della semplificazione e sussidiarietà, è calendarizzata per il prossimo 16 luglio.
Una politica così importante, che costituisce un asse portante dell'architettura dell'Unione, deve infatti porsi diversi interrogativi, per capire se è in grado di dare risposte soddisfacenti anche alle giuste richieste dei cittadini, a cui tutti noi dobbiamo dare conto.
Da questo punto di vista, la proposta non è all'altezza delle sfide da affrontare, perché non tutela sufficientemente il reddito degli agricoltori, sia per i tagli di bilancio, sia per la mancanza di solidi meccanismi di protezione dei settori più esposti alla volatilità dei mercati. I tagli alla PAC incidono in modo consistente sul sistema agroalimentare e danno un segnale politico sbagliato. Il rischio è che venga disconosciuto il valore del contributo che il territorio rurale assicura alla società, per di più in un momento in cui volatilità dei prezzi, crisi internazionali e variabilità climatica minano il nostro settore primario.
In Italia il 28% del reddito degli agricoltori deriva dal sostegno della PAC. Di conseguenza, se gli incentivi finanziari diminuissero, ciò porterebbe inevitabilmente a una preoccupante fuoriuscita di aziende dal circuito produttivo, con effetti negativi sull'ambiente a causa dell'abbandono, e sulla struttura sociale della società, soprattutto nelle aree più fragili. Una PAC che guarda al futuro, si deve inoltre porre il problema di come garantire i consumatori, desiderosi di cibo di qualità, di sostenibilità e di sicurezza alimentare, tutti aspetti messi sempre più in discussione dalla globalizzazione e dalle aperture, talora indiscriminate, dei mercati mondiali.
Il sistema agricolo europeo è il più rigoroso, grazie alle norme più restrittive in materia ambientale, sanitaria e di benessere animale. Queste norme però si traducono per i nostri agricoltori in un insieme di vincoli e in maggiori costi, che i principali competitor internazionali non devono invece rispettare. Il maggiore rigore del modello agricolo e alimentare europeo deve pertanto non essere elemento penalizzante ma essere valorizzato, mettendo i consumatori nelle condizioni di conoscere in maniera chiara ed inequivocabile dove viene prodotto il cibo che consumano quotidianamente e da dove provengono le materie prime utilizzate per produrlo.
Come dicevo, il taglio dei fondi alla rubrica agricola è eccessivo ed è necessario ristabilire una situazione di maggiore equità, soprattutto se si considera che la Politica agricola comune avrà un ruolo ancora più importante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall'Agenda 2030. Tra l'altro, è necessario considerare che l'Italia è stata fortemente penalizzata, dal punto di vista delle risorse finanziarie, nella fase 2014-2020, che non ci sono ragioni economiche per giustificare il processo di allineamento del valore dei contributi per ettaro se i costi di produzione continuano ad essere fortemente disallineati tra Paesi e che la nostra posizione di contributore netto sulla PAC non è giustificata e deve quindi essere assolutamente riequilibrata.
Sui tempi della riforma, le opinioni sono molto divergenti, certo è che un negoziato così complesso, anche guardando alle precedenti esperienze, richiede molto tempo e sembra poco probabile possa essere concluso prima del blocco dei lavori del Parlamento europeo a causa delle elezioni programmate per la prossima primavera.
La Commissione e la Presidenza austrica hanno però definito un programma di lavoro, in particolare a livello tecnico, particolarmente serrato; dobbiamo quindi essere pronti a qualsiasi evenienza.
Per questo ho già incontrato gli Assessori regionali e le Organizzazioni di categoria e mi sono reso disponibile a un confronto immediato con il Parlamento, perché ritengo che dal confronto costante, franco e costruttivo possa emergere una posizione Paese in grado di essere portata con forza sui tavoli comunitari, sui quali è necessario far sentire sempre la nostra voce.
Per quanto concerne invece i contenuti della proposta, sicuramente apprezzabile è la maggiore flessibilità e sussidiarietà; abbiamo infatti sempre sottolineato l'esigenza di adattamento delle regole comunitarie alle diverse realtà territoriali dell'Unione.Il pericolo da scongiurare è rappresentato dalla complessità dell'intero esercizio programmatorio e del sistema di gestione; il Piano strategico deve essere più semplice ed adattabile alle diverse realtà, senza incidere sull'assetto costituzionale dei vari Stati membri, come il nostro, in cui le Regioni hanno competenza primaria in materia di agricoltura.
Queste criticità mi sono state già rappresentate dagli Assessori regionali all'agricoltura, ai quali ho fornito le più ampie rassicurazioni, rassicurazioni che ho chiesto ed ottenuto dal Commissario Hogan, incontrato in una bilaterale il 18 giugno scorso. Made in Italy
Il Made in Italy agroalimentare nel suo complesso rappresenta uno dei motori dell'economia nazionale, attivando a livello di sistema circa il 17% del Pil nazionale. L'export rappresenta una voce fondamentale: nel 2017 si sono registrati 41 miliardi di euro di vendite all'estero. A livello occupazionale parliamo di oltre 800mila lavoratori solo nel settore primario. In agricoltura si contano oltre 70mila aziende condotte da under 40.
Per promuovere e valorizzare il Made in Italy, si intende lavorare su un approccio sistemico, che enfatizzi i punti di forza dell'agroalimentare italiano: ricchezza di biodiversità, tradizione enogastronomica, patrimonio paesaggistico e culturale, capacità di innovare e di produrre cibi e vini unici al mondo. Questa è l'Italia. Questa eccellenza nasce dal cuore agricolo del nostro Paese e questo cuore noi vogliamo proteggere fino in fondo. Per questo la nostra azione si concentrerà su alcune linee strategiche da mettere in campo fin da subito per tutelare meglio il reddito di agricoltori, allevatori e pescatori italiani. Esse sono le seguenti. - Lavorare sul marketing territoriale come chiave di sviluppo sostenibile
Abbiamo alcune delle migliori produzioni al mondo, rispettiamo disciplinari rigorosi, i nostri territori, lo sapete come me, sono tra i più curati in Europa, ma tutto questo da solo non basta. Le nostre aziende hanno bisogno di un Ministero che sappia accompagnare quelle azioni "orizzontali" dove c'è bisogno di fare sistema. Parlo di marketing territoriale. Intendo scelte che possano togliere il freno alla crescita dei nostri territori dal punto di vista produttivo, occupazionale, turistico. Queste tre chiavi devono correre insieme. Presentare al mondo il patrimonio nazionale attraverso l'abbinamento di agricoltura e turismo è strategico per dare ai giovani una speranza in questo settore. I margini economici sulla produzione, infatti, sono sempre più ridotti, anche a causa della competizione internazionale. Serve quindi puntare sulla multifunzionalità, su più elementi di diversificazione delle fonti integrative di reddito delle aziende agricole.
Per potenziare questo aspetto abbiamo voluto con forza legare le competenze del Ministero delle politiche agricole a quelle del Turismo. Concretamente siamo già al lavoro anche per lo sviluppo degli strumenti di progettazione territoriale, come i distretti del cibo. Un decreto li renderà operativi e creerà anche il primo Registro nazionale dei distretti del cibo riconosciuti dalle Regioni. Puntiamo a dare sostegno a chi aggrega e costruisce progetti di investimento che vedano uniti Istituzioni locali e soggetti privati nel rilancio delle nostre aree agricole. - Rafforzare le politiche di filiera e l'integrazione tra agricoltura e trasformazione
Dire "prodotto in Italia" non basta. Per noi è prioritario riuscire a garantire rapporti migliori tra produttori agricoli e trasformatori, favorendo un aumento dell'utilizzo di materie prime nazionali da parte di questi ultimi. In quest'ottica vogliamo lavorare con strumenti che possano agevolare rapporti più forti, come i contratti di filiera e il sostegno ad alcune aree produttive che attraversano fasi difficili dal latte, al riso, alla carne, fino al pomodoro, agli agrumi e al grano. Non tralasceremo le filiere minori e un settore dove l'Italia svolge un ruolo da protagonista come il florovivaismo. Lavoreremo con il coinvolgimento delle Regioni e con la convocazione di tavoli di filiera che affrontino le questioni non davanti alle emergenze, ma con un approccio nuovo di programmazione. Vogliamo impostare, ad esempio, il lavoro per la prossima legge di bilancio già nelle prossime settimane con riunioni ad hoc con il mondo produttivo. Si prosegue anche nell'impegno relativo al riconoscimento delle Organizzazioni interprofessionali e sulle organizzazioni di produttori, strumenti necessari per favorire l'aggregazione dei produttori agricoli. Piccolo è bello solo se si riesce poi ad essere uniti nella commercializzazione. Su questo c'è un grandissimo lavoro da fare, soprattutto nel Mezzogiorno, troppo spesso penalizzato proprio dall'eccessiva frammentazione dell'offerta. - Garantire un percorso trasparente di formazione dei prezzi e di tracciabilità dei prodotti
C'è un nodo sempre più evidente legato alla remunerazione del lavoro dei produttori agricoli. Sappiamo tutti che il prezzo pagato all'agricoltore spesso è dieci o venti volte più basso di quello pagato dai consumatori. Su questo intendiamo lavorare per accorciare la filiera, far rispettare le norme contro le pratiche commerciali sleali, ridurre i tempi dei pagamenti. Si annida qui un forte rischio anche dal punto di vista dell'occupazione, per il tentativo di chi volendo contenere i costi, finisce per scaricare sui lavoratori la mancanza di marginalità. Sotto questo profilo il Ministero ha avviato una complessa attività sulla formazione trasparente di prezzi indicativi in alcuni settori attraverso lo strumento delle Commissioni uniche nazionali (CUN). In particolare per il settore suinicolo e cunicolo sono state già rese operative le Cun, mentre sono in corso i lavori su grano duro e uova. Allo stesso modo dobbiamo chiamare in partita il consumatore attraverso etichette trasparenti e un lavoro serio sulla tracciabilità. Come scritto nel Programma di governo, è prioritario, a tutela del Made in Italy, adottare un sistema di etichettatura corretto e trasparente che garantisca una migliore tutela dei consumatori. Il regolamento europeo n. 775 del 2018, approvato con il precedente Governo, non ci aiuta.  L'indicazione dell'origine della materia prima in etichetta, anche quando quella materia prima è un "ingrediente primario", è relegata alla mera provenienza UE: troppo poco per rassicurare il consumatore e garantire efficienti controlli. Per questo faremo ogni sforzo, anche a livello nazionale, per correggere questa impostazione.
Non condividiamo l'idea dell'etichetta nutrizionale cosiddetta "a semaforo", che riteniamo potenzialmente ingannevole e fuorviante. Proporremo invece un sistema identificativo a icona "a batteria", che consenta di visualizzare le componenti nutrizionali quali calorie, grassi, zuccheri e sale. - Difendere la ricchezza e la varietà delle produzioni italiane a denominazione d'origine dalla concorrenza sleale estera e dalla contraffazione
Sono circa 900 le indicazioni geografiche protette italiane relative a cibi e vini. Nessun altro Paese al mondo può vantare un patrimonio simile. Si tratta di un valore non solo commerciale, ma identitario, culturale. Dobbiamo fare i conti anche con la necessità di ampliare la capacità dei prodotti Dop e Igp di guardare al mercato, di conquistare nuovi spazi, tenuto conto che nel cibo i primi 10 prodotti rappresentano ancora oltre l'80% del fatturato complessivo. Per conseguire questo obiettivo è necessario investire decisamente nella promozione in Italia e all'estero. A livello nazionale si intende garantire uno spazio adeguato a questi prodotti nelle principali fiere di settore e una visibilità importante con campagne di comunicazione e promozione, anche attraverso rapporti consolidati con la Rai. Sul fronte estero non c'è dubbio che si debba migliorare nel vendere l'Italia in tutte le sue sfaccettature. Fino a oggi siamo andati fuori troppo divisi, lasciando ad altri Paesi limitrofi e ad altri competitor spazi enormi. - Potenziare il settore del biologico e della sostenibilità ambientale
La sostenibilità ambientale è ormai una premessa necessaria in qualsiasi settore. Nel comparto primario a maggior ragione serve un'attenzione particolare al tema ambientale, proprio perché parliamo dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Non sorprendono quindi i dati di crescita del settore biologico nazionale: 1,8 milioni di ettari coltivati, 80mila operatori coinvolti e una crescita dei consumi del 20%. Numeri strepitosi, ma che si possono ancora consolidare. Penso alla necessità di rafforzare il Piano strategico nazionale sul biologico, all'avvio delle mense biologiche certificate nelle nostre scuole, a un'attenta attuazione delle nuove regole europee che non deve abbassare la guardia contro frodi soprattutto con produzione straniera che arriva da noi e diventa italiana. - Puntare sulle agroenergie come fonte di integrazione al reddito delle imprese agricole
La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, comprese quelle agricole derivanti dalla valorizzazione delle biomasse e del biogas (le cosiddette agroenergie), è incentivata dal 2008 con delle tariffe ad hoc, differenziate per tipologia e corrisposte dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Il livello e le modalità di incentivo sono stati stabiliti da una serie di normative che si sono susseguite negli anni, fino all'ultimo decreto emanato il 23 giugno 2016 e il cui ambito di validità è terminato il 31 dicembre 2017. È necessario ora pianificare l'intervento fino al 2020 di concerto con il Ministero dello Sviluppo economico. A seguito delle interlocuzioni che gli Uffici del Ministero hanno avuto nei mesi scorsi con le Organizzazioni agricole si ritiene necessario proseguire secondo una linea di sviluppo delle agro-energie, sfruttando il potenziale di valorizzazione degli scarti e residui delle produzioni agricole e della gestione forestale sostenibile.  Il sistema dei controlli agroalimentari
Funzionale alla tutela dell'identità del cibo italiano, della sua reputation generale e delle indicazioni geografiche è un adeguato sistema di controlli qualitativi e sanitari. I controlli nell'agroalimentare sono sempre più un fattore di marketing attivo, capace appunto di posizionare verso l'alto la reputation dei nostri prodotti. Il contrasto alle frodi e all'Italian sounding è dunque una priorità del Governo. 
Per essere realmente efficace, il sistema dei controlli nel food dev'essere chiaro, rigoroso ma non vessatorio, riconoscibile e comunicabile ai consumatori, anche esteri.
Per essere "chiaro", il sistema dei controlli deve avere regole innanzitutto più semplice.
Nella scorsa legislatura il precedente Governo ha attuato in modo solo parziale l'ampia delega che il Parlamento gli aveva conferito con l'art. 5 della legge n. 154 del 2016: l'armonizzazione e la razionalizzazione dei controlli tra i molteplici organismi che se ne occupano e il riordino della normativa sulle indicazioni geografiche rimangono temi aperti. Così come, alla luce delle prime esperienze applicative, sarà utile correggere e semplificare ulteriormente le previsioni sui controlli e le sanzioni recate dal Testo unico del Vino (Legge n. 238/16).
La chiarezza dev'essere anche la cifra dei rapporti tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare: l'imminente approvazione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera necessiterà di un'applicazione nazionale che dovrà tener conto della previsione di designare un'autorità di contrasto competente per le predette pratiche sleali. Sarà necessario un forte coinvolgimento dell'Amministrazione agricola affinché l'azione di contrasto si avvalga di esperienze, specificità tecniche e conoscenze delle frodi nei mercati agroalimentari in possesso del Ministero delle politiche agricole. Per essere "rigoroso ma non vessatorio", il sistema dei controlli deve essere gestito con professionalità e con la cooperazione degli operatori.
L'autorevolezza dei controllori ministeriali è riconosciuta a livello globale: con oltre 53mila controlli svolti nel 2017 (40.857 ispettivi e 12.876 analitici), ICQRF si è confermato anche nel 2017 il punto di riferimento dei controlli sul food a livello italiano e internazionale. Gli operatori controllati sono stati oltre 25.000 e i prodotti controllati oltre 57.000.  ICQRF svolge una intensa attività di contrasto al crimine agroalimentare ed ha incarico molte delle maggiori indagini penali sull'agroalimentare in Italia.
A livello mondiale ICQRF si pone ai vertici per numero di controlli antifrode su numerose produzioni, a cominciare da vino e olio. Gli interventi ICQRF fuori dei confini nazionali e sul web si contano ormai a migliaia e le cooperazioni operative con Ebay e Alibaba, nonché gli interventi su Amazon, sono il riferimento europeo nella tutela delle indicazioni geografiche. Tuttavia l'attenzione del precedente Governo verso il rafforzamento della struttura di controllo è stata modesta: insufficiente dotazione di mezzi e di uomini, mantenimento di blocchi anacronistici alla sostituzione delle autovetture per le ispezioni e per la formazione del personale, limitano le potenzialità dell'ICQRF nella tutela sempre maggiore del Made in Italy. Investire nelle risorse umane che difendono i nostri prodotti è dunque una priorità. Allo stesso tempo è necessaria una sempre maggiore cooperazione con il mondo produttivo: la maggiore diffusione di strumenti quali la diffida e la sempre maggiore telematizzazione delle attività burocratiche devono portare a controlli sempre più mirati, non invasivi verso le imprese oneste ed all'alleggerimento dei carichi burocratici.
Per essere "riconoscibile e comunicabile ai consumatori, anche esteri", il sistema dei controlli va potenziato e comunicato a livello internazionale.
L'Italia deve comunicare meglio il valore delle sue eccellenze agroalimentari per evitare che forme di etichettatura imprecise attivate in altri Paesi colpiscano ingiustamente la percezione di qualità dei nostri prodotti. Potenziare quindi la nostra attività di intervento fuori dei confini nazionali e sul web è indispensabile, sfruttando appieno tutte le potenzialità del web stesso e delle istituzioni italiane all'estero.
La presenza dei prodotti italiani nel mercato on line potrà essere favorita dalla sempre più stretta cooperazione con le piattaforme di e-commerce allargando la portata degli accordi già in essere. La forza del sistema dei controlli italiano va comunicata anche come elemento dissuasivo di pratiche sleali: le importazioni di materie prime da Paesi che hanno livelli di controllo insufficienti devono essere fortemente monitorate e controllate. L'Italia pretenderà da tutti gli altri Stati membri che il livello dei controlli sia simile a quello italiano. In questi giorni, a titolo di esempio, è partita una forte azione dell'ICQRF di controllo, nei porti italiani, del riso proveniente dalla Cambogia e dal Myanmar, che prevede anche la ricerca di residui di principi attivi di prodotti fitosanitari.
Anche il Comando Unità tutela forestale ambientale e agroalimentare dei carabinieri svolge un ruolo fondamentale nel sistema dei controlli. Al riguardo si evidenzia che le linee di indirizzo già emanate saranno integrate con la previsione di nuove iniziative da affiancare a quelle già in essere svolte dai Reparti forestali in sinergia con i Reparti dell'Organizzazione territoriale e speciale, per il periodo giugno/dicembre 2018. Detti accertamenti riguardano, quali prioritari ambiti di intervento, il settore dell'agricoltura biologica, del lattiero-caseario, degli allevamenti intensivi degli animali da reddito, la filiera agroalimentare dei prodotti alimentari di importazione dai Paesi extra UE, la tutela delle matrici ambientali, del patrimonio forestale e dell'avifauna selvatica, nonché l'antibracconaggio, anche ittico, e la vigilanza sugli zoo e acquari.

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