Il Brasile apre l'era Bolsonaro che promette meno burocrazia: quali effetti per l’export di vino?
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Solo dieci anni fa, il Brasile - il quinto paese più grande del mondo per popolazione - veniva salutato come il prossimo miracolo economico. Ora, dopo un decennio di governo del Partito dei lavoratori (PT) di sinistra, il paese è impantanato in un lungo periodo di stagnazione economica, con una crescita che va dall'8% all'anno nel 2010 al -3% nel 2016; e quest'anno il Fondo monetario internazionale pensa che il Brasile crescerà solo dell'1,8%. Circa il 12% (12,5 milioni) dei brasiliani in età lavorativa è disoccupato, e le imprese devono fare i conti con una sconcertante serie di prelievi e regolamenti, alcuni dei quali così complicati da scoraggiare gli investimenti delle imprese.
Ovviamente, al nuovo Governo - per la prima volta nel 21° secolo, il Brasile sarà controllato da un politico di destra - sono legate speranze e volontà di cambiamento. Nei primi 180 giorni della sua amministrazione, Jair Bolsonaro ha promesso di riformare il sistema pensionistico del Brasile (che, insieme ad altre misure sociali, consuma un terzo di tutte le spese del governo) e di ridurre la burocrazia del governo. Intende anche semplificare il sistema fiscale e spingere i negoziati sul commercio tra l'UE e il Mercosur (l'alleanza economica sudamericana che include Brasile e Argentina) a una conclusione positiva. Positività che si rifletterebbe anche sulle nostre esportazioni di vino. Il 2017, tra l'altro, è stato un anno record per gli scambi vinicoli con il Brasile (vedi grafici) e anche il 2018 è promettente.
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti del mondo vinicolo, particolarmente attivi nell'esportazione in Brasile, la loro opinione e i possibili sviluppi con questo cambio di Governo.