Crespi d'Adda, il fascino del turismo industriale patrimonio dell'Unesco
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Crespi d’Adda è l’affascinante villaggio operaio a una manciata di chilometri da Milano sorto a fine ottocento intorno al cotonificio Crespi e rimasto immutato nel tempo. Il borgo, tutt’ora abitato da famiglie legate alla fabbrica e alla sua storia, permette di vivere un viaggio negli ultimi 150 anni della nostra storia, alla scoperta di come si viveva dentro e intorno alla fabbrica. La visita al villaggio di Crespi D’Adda non è solo un’occasione di turismo originale ma un vero e proprio percorso esperienziale, per conoscere storie, personaggi e ritmi di vita di un’epoca distante da noi ma nello stesso tempo vicinissima.
Per i ponti di primavera Crespi D’Adda offre un programma di visite modulare che permette di vedere il villaggio, gli spazi museali, l’ex cotonificio e la centrale idroelettrica situata lungo il fiume. Visitare Crespi D’Adda - una frazione del comune di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, a meno di 20 km dal capoluogo e a circa 40 km da Milano – è fare un viaggio nel mondo dell’archeologia industriale con lo sguardo rivolto al futuro. È scoprire un villaggio operaio nato nel 1876 grazie alla determinata volontà e la visionaria immaginazione di Cristoforo Benigno Crespi che realizza il villaggio e gli edifici pubblici comuni a servizio degli operai impiegati nel grande cotonificio inaugurato nel 1878, e delle loro famiglie. Crespi D’Adda nel 1995 è stato riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Nel villaggio, rimasto intatto a distanza di circa 145 anni, oggi vivono circa trecento abitanti in gran parte discendenti di coloro che in quel luogo vissero o lavorarono. È costituito da cinquantacinque casette, quelle destinate agli operai, pressoché uguali e disposte allineate ed equidistanti lungo le vie, da tre palazzotti, le prime abitazioni realizzate a Crespi d’Adda, dalle case dei capireparto e dalle ville dei dirigenti. E poi, ancora, dagli edifici pubblici: il lavatoio, il dopolavoro, l’albergo, la chiesa, il teatro e le scuole, solo per citarne alcuni. Il tutto ruota attorno al grande cotonificio, la fabbrica, che, al culmine della sua ascesa commerciale, ha accolto fino a quattromila persone tra operai e impiegati nell’amministrazione e settantamila fusi.
L’esperimento Crespi, così come concepito dal suo fondatore, termina nel 1929. Il cotonificio dal 1930 passa a diverse aziende manifatturiere (Cotonificio Veneziano, Manifatture Toscane, Tessilia, Addafilo, Inditex, Leglertex, per ricordare solo le principali) e nel 2003 chiude definitivamente i cancelli e ferma le sue macchine. Oggi il grande complesso industriale, circa 80.000 metri quadrati coperti, è nuovamente in fermento e proiettato al futuro. Qui, dopo un’accurata operazione di recupero dei fabbricati, autorizzata dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e culturali, si spera che possano ospitare le sedi delle diverse attività del gruppo Percassi oltre ad uffici di aziende e laboratori che, dopo 20 anni, riporteranno il lavoro negli spazi della fabbrica.
Visitare il villaggio industriale di Crespi d’Adda è visitare un museo vivente a cielo aperto, è attraversare la città che cambia al ritmo del lavoro, le case, l’industria, e rivivere un sogno, la sua ascesa, il suo declino, la sua rinascita. Tutto ancora oggi a Crespi, nella sua solo apparente immobilità, ci parla di storia, di tradizioni, di una forte identità ma anche di trasformazione e della vitalità che anima la comunità crespese.
È, infatti, anche contando sulla partecipazione dei cittadini che Giorgio Ravasio, dal 1991 e oggi presidente dell’Associazione Crespi d’Adda, ha intrapreso un importante percorso di promozione e valorizzazione e promozione del sito industriale riuscendo a risollevarlo dopo anni di degrado e abbandono. Oggi Crespi d’Adda si può annoverare come esempio virtuoso di gestione culturale, rigenerazione economica e progettualità continua, considerato un vero e proprio modello di riferimento a livello nazionale e internazionale.