Il mercato del lusso ha perso 50 milioni di clienti
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Il mercato del lusso perde 50 milioni di clienti. Negli ultimi due anni più di 50 milioni di consumatori hanno smesso di acquistare beni di lusso di fascia alta, tra cui vini e liquori di pregio, perché sono stati messi fuori mercato da aumenti che hanno fatto esplodere l'inflazione. Lo rivela l'ultimo rapporto sul lusso di Bain & Company, redatto in collaborazione con Altagamma, l'associazione italiana dei produttori di beni di lusso.
Nonostante il dato negativo, i settori dei viaggi, dell'auto, dei vini pregiati e della ristorazione registrano tutti quest'anno una crescita, seppur modesta. "Le esperienze di lusso - si legge nel report - continuano a mantenere la loro trazione, in quanto i consumatori spostano la loro spesa verso esperienze di viaggio ed eventi sociali, privilegiando il trattamento personale e il benessere rispetto ai beni tangibili".
Il rapporto suggerisce che il mercato dei beni di lusso personali è destinato a segnare il passo quest'anno per la prima volta dalla Recessione del 2009 e che solo un terzo dei marchi di lusso chiuderà l'anno con una crescita positiva, rispetto ai due terzi dello scorso anno. Si prevede che la spesa globale per il lusso rimarrà piatta quest'anno a quasi 1,5 miliardi di euro.
Proprio la Cina, che guidava il boom dei consumi di lusso prima della pandemia, ha visto la sua fascia media più cauta nello spendere di fronte all'inflazione e all'incertezza economica. Il mese scorso, il colosso del lusso LVMH ha dichiarato che i ricavi in Cina sono diminuiti del 3% quest'anno.
Claudia D'Arpizio, partner di Bain, ha dichiarato: "Per riconquistare i clienti, in particolare quelli più giovani, i marchi dovranno essere all'avanguardia con la creatività e ampliare i temi di conversazione. Allo stesso tempo, dovranno mantenere i loro clienti migliori in primo piano, sorprendendoli e riscoprendo le interazioni umane one-to-one".
Bain prevede una "ripresa graduale" alla fine del 2025 in Cina, Europa, Stati Uniti e soprattutto Giappone, dove i tassi di cambio sono favorevoli. In effetti, uno dei fattori in gioco quest'anno è stata la visita di ricchi cinesi in Giappone, attratti dai prezzi effettivamente più bassi rispetto al loro mercato nazionale.