Confindustria: la crescita dell’Italia fra tensioni globali, tassi e PNRR
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Nello scenario di crescita globale preso a riferimento nel rapporto di previsione del Centro Studi di Confindustria si sconta un rallentamento negli USA, quasi del tutto bilanciato dalla migliore dinamica nell’Eurozona e dalla crescita negli emergenti.
È ampio il gap di crescita dell’Eurozona rispetto agli altri due grandi player mondiali: dal pre-pandemia (fine 2019) alla metà del 2024 il PIL dell’Area Euro è aumentato del +3,9% rispetto al +10,7% degli Stati Uniti e al +22,8% della Cina. Anche nell’anno in corso il ritmo di crescita europeo (+0,2% nel 2° trimestre sul 1°) resta nettamente inferiore a quello di USA e Cina (+0,7% entrambi). L’Europa, infatti, è alle prese con il forte calo degli investimenti e il rallentamento dei consumi delle famiglie, entrambi legati agli alti tassi di interesse.
l commercio mondiale di beni è tornato in espansione nei primi sette mesi del 2024, dopo la battuta d’arresto nel 2023 ed è atteso consolidarsi, tornando ai ritmi pre-pandemia. Ciò grazie a una domanda più robusta alimentata dal rientro dell’inflazione, che sostiene il potere d’acquisto e la fiducia delle famiglie, e dalla discesa dei tassi di interesse nelle principali aree, che permetterà una graduale risalita del credito e una migliore dinamica degli investimenti. L’andamento della domanda globale è trainato dagli acquisti all’estero degli Stati Uniti (primo paese importatore mondiale) e dalle vendite della Cina (pri- mo esportatore mondiale).
Continuano i segnali di decoupling In Cina è in atto un progressivo calo dell’import che contrasta con la robusta crescita dell’export e dell‘attività industriale.
Persistono vari fattori che alimentano le tensioni globali e hanno effetti negativi su prezzi delle commodity e scambi: tassi ancora elevati, prezzi ener- getici superiori al pre-2022, guerre in Ucraina e Medio Oriente (costo dei noli per le rotte Asia-Europa e Asia-USA molto al di sopra dei livelli del 2023, più che raddoppiato nel caso di quelle atlantiche), crescenti misure protezionistiche (a ritmo più del doppio rispetto a quelle varate prima del 2020), elevata incertezza nei rapporti multilaterali, alimentata anche dalle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. All’energia e alle guerre, in Europa si aggiunge la crisi dell’automotive che sta indebolendo l’attività industriale, soprattutto in Germania.
Rallenta la crescita in Italia a seguito della revisione Istat Le previsioni CSC per l’economia italiana sono riviste al ribasso, rispettivamente di 1 e 2 decimi di punto all’anno, rispetto a quelle incluse nel rapporto dello scorso aprile: il PIL è previsto crescere del +0,8% nel 2024 e del +0,9% nel 2025 (Tabella B). Un ritmo di crescita, comunque, più alto di quello registrato dall’Italia, in media, nei decenni pre-pandemia.
La crescita del PIL dal lato dell’offerta quest’anno viene dai servizi (+0,6% nel 2° trimestre dopo un forte aumento anche nel 1° di +0,8%), in calo tutti gli altri settori.
La produzione industriale nel 2023 è diminuita del 2,4% e, nei primi otto mesi del 2024, di un’ulteriore 3,2% (rispetto ai mesi corrispondenti del 2023).
Si fermano quest’anno (+0,5%) e scenderanno l’anno prossimo (-1,3%) gli investimenti, dopo la robusta crescita degli anni scorsi (+21,5% nel 2021, +7,5% nel 2022 e +8,5% nel 2023).
Il rapporto è consultabile al seguente link: https://www.confindustria.it/home/centro-studi/prodotti/previsioni/rapporto/congiuntura+e+previsioni/rapporto-previsione-economia-italiana-autunno-2024