No al "semaforo" sui prodotti alimentari: il governo studia proposte alternative sulle etichette nutrizionali
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Nella seduta dell’Aula del Senato di mercoledì 12 settembre il Sottosegretario agli esteri Picchi ha risposto all’interrogazione 3-00105 a firma del sen. Urso (FdI) sulla campagna internazionale di OMS e ONU in cui si chiede al Governo di adottare misure finalizzate a evitare rischi che possano compromettere il settore enogastronomico italiano.
Nella risposta fornita, il rappresentante del MAECI ha assicurato che il Ministero della salute, nel condividere le preoccupazioni espresse con l’atto ispettivo, è intervenuto tempestivamente, insieme alle altre amministrazioni coinvolte, affinché il negoziato ancora in corso possa dare un rilievo primario agli interventi basati sugli stili di vita, evitando considerazioni che non sono supportate da una forte evidenza scientifica: tutto ciò al fine di valorizzare la consapevolezza dei singoli consumatori nelle proprie scelte alimentari e di evitare ingiustificate penalizzazioni per prodotti che costituiscono, con merito, l'eccellenza della produzione agroalimentare italiana.
Il tavolo interministeriale, ha anche ipotizzato una proposta di modello supplementare di etichettatura nutrizionale che si configura quale contributo ad offrire alla discussione comunitaria per assicurare un'applicazione corretta ed uniforme del regolamento UE 1169 del 2011. È particolarmente importante evidenziare che tale modello, rispetto agli altri sistemi già in atto, Nutri-Score traffic light, si differenzia poiché non individua la classificazione degli elementi sulla base della loro formulazione in termini di energia e nutrienti negativi e positivi e non induce il consumatore a scegliere quegli alimenti che, sulla base di una particolare classificazione, risultano avere il migliore impatto sulla salute.
Inoltre, ha aggiunto, con riguardo alle politiche fiscali, che sia il Ministero della salute che il MISE hanno avanzato forti perplessità sull'applicazione di eventuali tassazioni maggiorate, poiché tale approccio, privo di alcuna componente educativa verso sane abitudini alimentari, può determinare un possibile spostamento dei consumi verso prodotti più economici e di scarsa qualità nutrizionale, in particolare nell'età infantile ed evolutiva.