Nuova alzata di scudi dei parlamentari britannici contro l'aggravio di burocrazia sull'import di vini
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Nuova alzata di scudi contro i discussi certificati "VI-1" che verranno imposti sulle importazioni di vino nel Regno Unito a partire dal gennaio 2021 per effetto della Brexit. Un comitato di parlamentari di entrambi gli schieramenti oggi ha diffuso un documento in cui sottolinea gli effetti nefasti di tale procedura sull'industria del vino britannica. Oltre a contraddire "l'affermazione del governo di aprire il paese al commercio mondiale" l'introduzione di certificati di importazione di vino l'anno prossimo "colpirebbe i consumatori e la nostra economia", si legge nel documento bipartisan.
L'industria del vino ha già avvertito più volte il governo che l'obbligo dei moduli "Vl-1" e di test di laboratorio per tutti i vini importati dall'Unione europea a partire dal 1 ° gennaio del prossimo anno rappresentano solo una "burocrazia dispendiosa in termini di tempo e costosa: la nuova misura potrebbe costare alle imprese 70 milioni di sterline all'anno e sicuramente causerà molte chiusure, con conseguenti perdite di posti di lavoro e enormi perdite per il Tesoro in entrate fiscali".
Il documento è stato diffuso quasi in contemporanea alla presentazione di un emendamento di Lord Holmes di Richmond al disegno di legge sull'agricoltura, chiedendo in cui si chiede in alternativa l'introduzione di una certificazione elettronica. "Il mio emendamento - ha spiegato Holmes - non solo cerca di evidenziare il potenziale danno che l'introduzione dei moduli VI-1 causerebbe all'industria vinicola del Regno Unito, ma aiuta anche a mostrare la grande opportunità che abbiamo per rivoluzionare il modo in cui l'industria vinicola del Regno Unito opera al di fuori dell'Ue, potenziando la nostra attività tecnologica e ponendo il Regno Unito in prima linea nell'innovazione nel trasporto di merci".
“I certificati di importazione del vino sono stati progettati dall'Unione europea per rendere più difficile l'importazione di vino dall'esterno dell'Ue. Il Regno Unito è il secondo più grande importatore di vino, in volume e in valore, al mondo. Circa il 99% del vino consumato nel Regno Unito viene importato e non ha senso per il governo britannico mantenere o estendere questi costi" ha ribadito il portavoce del comitato bipartisan Wine&Spirits dei parlamentari. Ricordando che oltre all'aggravio di costi per l'intera industria del vino, non si ha certezza che i laboratori siano in grado di far fronte al grade aumento di test.