La produzione alimentare rallenta la crescita. Export: i numeri di vino, spiriti e aceti
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La produzione alimentare ha perso velocità, con un +1,2% su gennaio-agosto, dopo il +1,7% del 2017, secondo i dati di Federalimentare e le elaborazioni Federvini su dati Istat dei primi otto mesi dell'anno. Bisogna considerare, tuttavia, che il trend dell’anno scorso aveva rappresentato la punta del decennio in corso, dopo variazioni caratterizzate da aumenti marginali e prevalenti erosioni. Il passo più marcato del totale industria, col +1,8% sugli 8 mesi 2018 e col +3,0% registrato l’anno scorso, si lega con tutta evidenza a un rimbalzo fisiologico, dopo il netto calo, superiore ai 24 punti, accusato dal grande aggregato nel momento peggiore della crisi.
Le vendite alimentari interne hanno continuato a faticare, secondo le ultime rilevazioni Istat sui primi otto mesi, con un +1,1% in valore e un -0,4% in volume. Tuttavia i discount alimentari hanno segnato un +4,9% in valore, con una forbice che la dice lunga sul fatto che il prezzo rimane la variabile indipendente dell’equazione di acquisto per la grande maggioranza delle famiglie. Il fenomeno rappresenta un indicatore di prudenza sulle prospettive economiche a breve da parte del consumatore.
Va sottolineato, a livello orizzontale, che la ristorazione ha continuato invece a segnare una dinamica migliore degli acquisti domestici delle famiglie. Questa forbice, dopo aver suscitato qualche sorpresa quando è affiorata, alcuni anni fa, sembra ormai prassi.
L’export alimentare ha continuato a crescere con un passo apprezzabile, pari al +4,7% su gennaio-agosto, seppure inferiore al +6,3% del 2017. Esso, comunque, ha superato il +4,3% segnato in parallelo dall’export complessivo. Il passo espansivo 2018 dell’export di settore si lega in gran parte ai primi mercati europei, Germania e Francia, che hanno registrato sugli otto mesi crescite, rispettivamente, del +8,9% e del +6,3%. Ne è conseguito che il passo espansivo dell’area comunitaria (+5,7%) ha superato di un punto quello a livello mondo.
Due mercati strategici, come Usa e Cina, hanno però rallentato la crescita. Gli Usa si sono fermati sul +2,0% sugli otto mesi, a fronte del +5,2% del 2017. Mentre la Cina ha registrato una sostanziale stagnazione (+1,2%) dopo il brillante +18,7% del 2017. Non a caso, questi due paesi sono i più coinvolti nelle guerre daziarie in atto, e questo clima ha sicuramente influito sul complesso del loro interscambio.
Partendo da questo quadro congiunturale, la Federazione ha fotografato l’export dei settori rappresentati verso i principali mercati di destinazione nei primi 8 mesi del 2018: le tendenze, al momento positive, potranno essere meglio valutate con i dati completi e definitivi alla mano.
Gli Usa si confermano il primo mercato di destinazione dei vini e mosti con un valore di circa 954 milioni di euro, seguito dalla Germania con 655 milioni di euro ed il Regno Unito con quasi 591 milioni di euro.
Le bevande spiritose mantengono una presenza molto consistente in Germania, primo mercato di destinazione con 130 milioni di euro, seguito dagli Stati Uniti con 71 milioni di euro e i 55, 5 milioni del regno Unito.
Gli Stati Uniti rappresentano per gli aceti il primo mercato con quasi 50 milioni di euro, a seguire la Germania con 25,5 milioni di euro e la Francia con 17 milioni di euro.
Rimane costante la composizione dei primi tre/quattro mercati per i settori citati, seppure con qualche differenza.