L'Italia risponde al richiamo della Ue: così Tria difende la manovra economica del governo
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"Un sostegno importante alla crescita economica è atteso dal rilancio degli investimenti, sia pubblici che privati che in capitale umano, e dalle riforme strutturali che il Governo intende mettere in atto". E' la dichiarazione del Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria inviata al Vice Presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e al Commissario Ue agli affari economici e Monetari, Pierre Moscovici, in risposta alla lettera del 18 ottobre scorso in cui si chiedevano chiarimenti sul Documento Programmatico di Bilancio (DPB) 2019.
Nella lettera di risposta il Ministro Tria ha ribadito il quadro macroeconomico contenuto nel DPB e i termini della politica economica del governo, finalizzata a stimolare crescita per favorire la riduzione del debito pubblico. Il governo italiano "è cosciente di aver scelto un’impostazione di bilancio non in linea" con le norme Ue, e ha preso questa "decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recupero dei livelli di Pil pre-crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della società italiana". Roma, infatti, considera “le condizioni macroeconomiche e sociali attuali particolarmente insoddisfacenti a un decennio dall’inizio della crisi”, ribadisce Tria. Confermando l’intenzione di “non espandere ulteriormente il deficit strutturale” dopo il 2019, impegnandosi a “ricondurre il saldo strutturale verso l’obiettivo di medio termine a partire dal 2022”. Fermo restando che “qualora il Pil dovesse ritornare al livello pre-crisi prima del previsto, il governo intende anticipare il percorso di rientro".
Quanto alla bocciatura della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza da parte dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, Tria replica che la legga italiana prevede la facoltà, per l’esecutivo (in alternativa all’adeguamento) di andare avanti per la propria strada dopo aver motivato le proprie scelte. Procedura che, rivendica il ministro, non era stata contestata dalla Commissione nel suo Rapporto datato 22 febbraio 2017. E che l’esecutivo ha quindi seguito. In ogni caso, sottolinea via XX Settembre, “le previsioni a legislazione vigente sono state validate dall’Upb. Il dissenso è circoscritto, pertanto, alla valutazione dell’impatto della manovra di bilancio sulla crescita”. E qui Tria difende i moltiplicatori di bilancio stimati da Roma, confermando di puntare tutto sul “rilancio degli investimenti pubblici e la modernizzazione delle infrastrutture”.
Riguardo l’andamento dei titoli di Stato: “Il governo è fiducioso di poter far ripartire gli investimenti e la crescita del Pil e che il recente rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici (i tassi pagati dai Btp, ndr) verrà riassorbito quando gli investitori conosceranno tutti i dettagli delle misure previste dalla legge di bilancio”. Ma soprattutto, nota il ministro, “ad oggi il dibattito pubblico sulla legge di bilancio si è limitato alla consistenza dei numeri e degli indicatori e non ha ancora fatto emergere le riforme strutturali che formeranno parte integrante della legge di bilancio e dei disegni di legge ad essa collegati e che avranno un impatto significativo sulla percezione e sui comportamenti dei cittadini, delle imprese e degli investitori”.
La parola, adesso, è all'esecutivo comunitario che domani si riunirà a Strasburgo a partire dalle 13.