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22 Ottobre 2018

Accordo libero scambio UE-Singapore: un rischio per le nostre Igp?

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di Redazione | in 
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"Battaglia per assicurare massima tutela alla nostre indicazioni geografiche". E' la posizione del ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio sull'Accordo di libero scambio UE-Singapore, dopo aver partecipato la scorsa settimana in Lussemburgo al Consiglio europeo dei Ministri dell'Agricoltura e della Pesca. Tra i punti in discussione: la proposta di decisione del Consiglio che autorizza la Commissione a firmare l'accordo di libero scambio (FTA) tra UE e Singapore e la proposta di decisione del Consiglio che autorizza la Commissione all'accordo per la protezione degli investimenti (IPA) sempre tra UE e Singapore.

"Abbiamo depositato una Dichiarazione unilaterale che esprime le nostre preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda il meccanismo attraverso cui verrà assicurata la protezione delle nostre Indicazioni Geografiche - afferma il Ministro Gian Marco Centinaio - Qualora il risultato di questo procedimento non fosse pienamente soddisfacente, l'Italia si troverebbe nell'impossibilità di assicurare il proprio consenso alla conclusione della procedura della ratifica". Il Ministro Centinaio ha dunque invitato la Commissione a continuare ad adoperarsi, ribadendo quanto sia fondamentale per l'Italia assicurare che tutte le Indicazioni Geografiche in questione vengano registrate a Singapore come Indicazioni Geografiche con diritti esclusivi (senza alcuna eccezione o limitazione).

A Singapore attualmente è in vigore un sistema di tassazione legato al livello di alcol contenuto nel prodotto. "Pertanto un vino che ha il 15% di alcol pagherà una tassa pari a 10 dollari singaporiani – spiega Wai Xin Chan, Wine Communicator ed Italian Wine Ambassador a Singapore in un'intervista a Wine Meridian –. Questa tassa non comprende il Cost, Insurance and Freight che ricopre circa il 7% del valore totale. In questo senso a qualsiasi vino che abbia una percentuale alcolica del 15% viene applicata la stessa tassa. Perciò la gente è diffidente verso i vini troppo economici ed è disponibile a spendere un po' di più per un vino percepito come più qualitativo. Ad esempio, la maggior parte dei consumatori è disposta a pagare dai S$40 ai S$100 (€28- €60) per una bottiglia di vino acquistata in negozio".

Singapore è una piccolissima città-stato, con circa 5,5 milioni di abitanti, ma è una vera potenza economica. Collocata in posizione strategica nell’Asia sud-orientale ha un’economia molto forte: è una delle pù importanti piazze finanziarie asiatiche, un grande centro logistico, un’importante meta turistica. Il reddito pro capite è piuttosto elevato, sui 35.000 euro annui. Secondo il Report 2018 Il Mercato del Vino a Singapore, negli ultimi 15 anni il mercato del vino è praticamente raddoppiato e i ritmi di crescita continuano ad essere attorno al 5% annuo, i singaporiani sono molto cosmopoliti, molto aperti alle cucine internazionali e quindi anche ai gusti e ai sapori che provenogno da altri paesi e altre culture. Il vino italiano è molto apprezzato e favorito, come in molti altri paesi, dalla diffusione di ristoranti di cucina nostrana. Il consumo pro capite ha raggiunto circa i 3 litri annui. 

A Singapore si importano circa 30 milioni di litri di vino all’anno di cui la metà poi vengono riesportati negli altri paesi limitrofi soprattuto verso la Malesia (36% della quota di export), Indonesia (19%), Tailandia (9%), Vietnam (8%), Cina (6%). In ordine, tra i paesi da cui si importa vino, abbiamo: la Francia (67%), l’Australia (12%), l’ Italia (3,5%), il Regno Unito, la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti. La Francia ha una posizione di leadership per l’immagine che hanno i suoi vini, l’Australia si avvantaggia della vicinanza geografica e del fatto che molti singaporiani hanno visitato quel paese per ragioni di lavoro o turistiche e quindi hanno potuto conoscere i vini australiani. Il vino viene considerato dai consumatori di Singapore una bevanda raffinata, molto “alla moda”, anche se si tratta di un tipico consumo di lusso (visti i prezzi del prodotto) che fa status sociale. Si preferisce il vino rosso, il 60% del mercato (mentre quelli bianchi sono al 37%, i rosati al 3%), anche perché la maggiornaza dei consumatori locali di vino sono di etnia cinese e i cinesi preferiscono i vini rossi. Tuttavia i vini bianchi risultano preferiti dalle donne e dai giovani che consumano il vino come aperitivo.

Il 30% del vino, in termini di volumi, si vende nel settore Horeca mentre il 70% si vende neli settori off trade, principalmente nelle grandi catene della GDO, nelle quali i vini italiani hanno maggiori difficoltà ad entrare. Se invece si guardano i dati in termini di valore la percentuale è 50% e 50% anche perché nel settore Horeca i margini di ricarico sono più elevati.

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