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19 Luglio 2019

Tra i vigneti del castello della Regina Margherita

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di Redazione | in 
Itinerari

A Gressoney-Saint-Jean, ai piedi del Monte Rosa, si rivive la storia nel Castel Savoia, la residenza estiva della regina Margherita di Savoia, e nell’antica residenza di caccia dei baroni Beck-Peccoz, ora sede del Museo Regionale della fauna alpina. 

Realizzato per volere della Regina Margherita di Savoia, che soggiornava a Gressoney ospite dei baroni Beck Peccoz già dal 1889, il castello sorge ai piedi del Colle della Ranzola nella località denominata “Belvedere”, in ragione della splendida vista che da lì domina tutta la vallata fino al ghiacciaio del Lyskamm. La posa della prima pietra dell’edificio avvenne il 24 agosto 1899 alla presenza di re Umberto I il quale, assassinato a Monza un anno dopo, non avrebbe visto la conclusione dei lavori, protrattisi fino al 1904. La dimora ospitò la Regina durante i suoi soggiorni estivi fino al 1925, un anno prima della sua morte, che avvenne a Bordighera il 4 gennaio 1926. Dopo l’acquisto nel 1936 da parte dell’industriale milanese Moretti, il castello divenne proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1981.

Le particolari condizioni climatiche della Valle d'Aosta — unitamente alle caratteristiche dei terreni e alla loro esposizione, giacitura e pendenza — non hanno certo reso la vita facile ai viticoltori. Tuttavia, il recupero e la valorizzazione della coltivazione della vite in Valle d'Aosta ha creato una gamma ampia e qualificata di vini di montagna prestigiosi, riuniti sotto un'unica Denominazione di Origine Controllata Valle d'Aosta - Vallée d'Aoste, declinata in 7 sottodenominazioni di area e 15 di vitigno.

La pendenza dei terreni e le difficoltà che s’incontrano nella cura e nel mantenimento delle aree vitate non hanno dissuaso i ‘vignerons’ locali, i quali hanno creato vini prestigiosi, oggi conosciuti e apprezzati anche dagli esperti.

Importante è la gamma dei bianchi, dai profumi fruttati e dal gusto asciutto e pieno che li distinguono e li caratterizzano. Meritano di essere assaporati gli Chardonnay, freschi e aromatici, prodotti lungo la Dora Baltea, oppure i ‘Muller Thurgau’, vini di grande equilibrio, dal profumo intenso e aromatico; la ‘Petite Arvine’, fine, fruttato, che, con sentori di frutta esotica e pompelmo,  sprigiona aromi caldi e sapidi; il classico ‘Pinot Gris’, che in Valle d’Aosta assume profumazioni intense, quasi speziate (ottimo aperitivo).

Vasto e rinomato è il panorama dei rossi D.O.C., molti dei quali provenienti da vitigni autoctoni: sono vini intensi che ben si sposano con le specialità gastronomiche di montagna. Ricordiamo il ‘Fumin’, dalle piacevoli sensazioni olfattive, classificato “antica perla dell’enologia valdostana”; il ‘Gamay’, dal gusto secco con sfumature tanniche, ricavato da un vitigno originario del Beaujolais; il ‘Petit Rouge’, altra preziosa “chicca” locale, profumato di rosa canina e di viola (stesso vitigno del Torrette e dell’Enfer d’Arvier); il ‘Pinot Noir’, vigoroso e persistente, da degustare con prodotti tipici come la Motzetta; oppure la ‘Premetta’, un rosato naturale, asciutto, fresco e molto gradevole.

Per info: http://www.lovevda.it

 

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