Spreco alimentare: in Italia vale 15 miliardi ed è soprattutto domestico. Ma vini e spiriti sono virtuosi
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Quasi un punto di Pil (0,88%). Per un valore di 15 miliardi di euro, cioè la somma dello spreco alimentare di filiera, tra produzione e distribuzione, stimato in oltre 3 miliardi (21,1% del totale), e del food waste domestico reale, cioè quello misurato nelle case degli italiani attraverso il test dei Diari di Famiglia, che rappresenta quindi i 4/5 dello spreco complessivo di cibo in Italia e vale 11,8 miliardi. Pane e verdure fresche sono fra gli alimenti più spesso buttati, ma pesano anche bevande analcoliche, legumi, frutta fresca e pasta. Nella sesta Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (5 febbraio) organizzata dal ministero dell'Ambiente, a fotografare il rapporto degli italiani sono i dati raccolti da Waste Watchers e Last minute Market, lo spin off dell'Università di Bologna che da vent'anni si occupa dell'argomento, ed SWG.
Italiani, non ancora del tutto consapevoli
Anche se la fotografia dello spreco reale individua chiaramente la vera voragine nelle case, gli italiani non ne sono ancora del tutto consapevoli. Secondo il Rapporto Waste Watcher 2019 di Last Minute Market/Swg, infatti, il 20% degli intervistati dichiara che si spreca soprattutto nel commercio (47%) e nel pubblico, dalle scuole agli ospedali, dagli uffici alle caserme (27%).
L'Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg sull'Economia circolare e la sostenibilità racconta i diversi modi in cui proviamo a evitare di buttar via soldi e cibo: 7 italiani su 10 ritengono che un'educazione alimentare (72%) aiuterebbe, il 26% propone nuovi packaging e il 20% incentivi e sanzioni legati alla poca attenzione alla pattumiera.
Lo spreco percepito
Sempre i dati Waste Watcher 2019 calcolano lo spreco casalingo percepito dagli italiani: il food waste mensile di ogni famiglia pesa 2,4 kg, circa 600 grammi settimanali, per un valore di 28 euro. Ma quali rimedi anti-spreco sono più frequentemente adottati dagli italiani? Il 65% esegue un controllo della dispensa prima di fare la spesa, il 61% congela il cibo a rischio deperibilità e il 54% controlla la quantità di cibo prima di cucinarlo. Più di 1 italiano su 2 (52%) verifica l’edibilità prima di buttarlo, il 44% fa un test d’assaggio. Molti si dedicano a ricette con gli avanzi (48%), solo 1 italiano su 3 (34%) richiede al ristoratore un contenitore per trasportare a casa il cibo che non è riuscito a consumare e solo 1 italiano su 5 (22%) dona al vicino il cibo in eccesso a rischio spreco.
Dove si acquista?
Waste Watcher, Osservatorio nazionale sull’Economia circolare, la sostenibilità e gli sprechi, esamina anche le abitudini di acquisto: i negozi al dettaglio sono meno frequentati dai consumatori (18%), così come il mercato (15%) a favore di supermercati (7 italiani su 10) e ipermercati (3 italiani su 10). Da segnalare l’avanzata degli acquisti online, praticati dall’8% degli intervistati.
L’Osservatorio dà conto, poi, dei provvedimenti utili a contrastare lo spreco alimentare: più di 7 italiani su 10 ritengono che la via da percorrere sia quella dell’educazione alimentare (72%), il 26% propone packaging di nuova generazione e 1 italiano su 5 (20%) provvedimenti normativi con incentivi e sanzioni legati allo spreco del cibo.
Vino, spiriti e aceti: filiera virtuosa
Il problema sfiora poco il settore delle bevande alcoliche e degli aceti invecchiati. L’alcol, infatti, è un conservante naturale, le bevande alcoliche di conseguenza sono gli unici prodotti alimentari che esulano da date di scadenze posizionate sulla bottiglia, in quanto prodotti che mantengono la durevolezza e la conservabilità a temperatura ambiente.
Tuttavia nonostante l’assenza di scadenze, bisogna prestare attenzione alla coretta conservazione per preservarne il gusto. Il vino per il suo grado alcolico, la sua naturale acidità e pH basso, nonché per i metodi di lavorazione, non permette la proliferazione di batteri tossigeni e patogeni. Ad avere la scadenza sono invece le bevande moderatamente alcoliche, come la birra. Al contrario alcuni vini col tempo, si sa, migliorano. Ma solo se vengono conservati in modo corretto: le bottiglie devono essere inclinate in modo da mantenere il tappo sempre umido per non far entrare aria che danneggia il vino; inoltre la bottiglia non dovrebbe essere esposta a luce troppo forte e a temperature né troppo alte né troppo basse (la temperatura ideale per una cantina è di 14°-17° circa). Stesse accortezze per l'aceto, ricordando che non scade mai: Aceto Balsamico di Modena IGP, Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP o Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, di mele, di vino bianco oppure aromatizzato, si può utilizzare per anni senza problemi. Anche gli sprechi in vigna sono rari. Spesso con gli scarti dell'uva si ottengono una serie di prodotti che ne permettono il riutilizzo: dalla grappe ai tessuti, dai fertilizzanti al bio combustibile.