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02 Febbraio 2020

Settore vitivinicolo primo nelle assicurazioni: solo il 5,6% non ha la polizza

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di Redazione | in 
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C’è una diffusa consapevolezza tra gli operatori del settore agricolo sull’importanza di adottare strumenti e strategie di prevenzione dei rischi, sia climatici sia economico-finanziari. Con l’assoluta centralità riconosciuta allo strumento della polizza assicurativa agevolata a copertura delle perdite di produzione causate da eventi atmosferici avversi. 
E’ quanto emerge dal Rapporto sulla gestione del rischio nella percezione delle grandi aziende agricole assicurate, basato su una indagine condotta da ISMEA su un panel di 500 operatori con valori assicurati superiori a 300.000 euro. I risultati evidenziano una diffusa cultura della prevenzione tra gli intervistati (chi si assicura lo fa a scopo cautelativo), con solo il 10% delle aziende che denota un atteggiamento di carattere opportunistico, motivando il ricorso alle polizze con l’aspettativa di ottenere un vantaggio economico dalla frequenza e dall’entità dei risarcimenti.
Il contributo pubblico, fino al 70% sul premio, rappresenta un importante incentivo, ma un’eventuale riduzione del sostegno non porterebbe all’abbandono dello strumento per una buona metà delle aziende del campione.

Un’azienda su quattro individua nella semplificazione e nella trasparenza dei contratti assicurativi gli elementi cruciali per incrementare il ricorso alle assicurazioni agricole agevolate. Ma c’è bisogno di correttivi a partire dalle franchigie, ritenute il principale elemento di criticità, e di una revisione delle modalità di perizia per un’adeguata quantificazione delle perdite economiche derivanti non solo dal calo di resa ma anche dal danno di qualità, oggi limitata a poche colture.

A giudizio degli intervistati (tre su quattro) la polizza agricola non “migliora” il merito creditizio delle aziende, in un contesto operativo in cui le modalità di concessione dei prestiti bancari risultano ancora sbilanciate su schemi tradizionali, basati essenzialmente sulla richiesta di garanzie reali e fideiussorie. Se valutata in sede di istruttoria, tuttavia, la polizza assume un ruolo significativo nella concessione del credito o nell’erogazione di un importo addirittura superiore a quello altrimenti ottenibile.

In relazione agli strumenti innovativi, emerge, tra i pochi che hanno dichiarato di conoscerle, una prevalente diffidenza verso le polizze parametriche, che per il calcolo dell’indennizzo fanno riferimento a un indice predeterminato, mentre la polizza ricavo, a copertura anche del rischio prezzo, seppure ancora poco diffusa, mostra un elevato potenziale di sviluppo, catalizzando le attenzioni degli agricoltori soprattutto nei settori più esposti al fenomeno della volatilità dei prezzi.

Ancora poco noti, i fondi di mutualizzazione (tre quarti degli intervistati non sanno di cosa si tratti) sono ritenuti utili da chi conosce lo strumento, ma prevalentemente in combinazione con uno schema di polizza tradizionale.

Ampio il consenso sull’ipotesi di introdurre, con la riforma della Politica agricola comune, una copertura obbligatoria contro gli eventi catastrofali (gelo, siccità e alluvione) a garanzia di tutte le aziende agricole italiane, fenomeni meno frequenti della grandine o dell’eccesso di pioggia, ma con potenziali di danno molto elevati. È emersa anche la necessità di una semplificazione dell’attuale iter burocratico, strumentale soprattutto all’abbattimento dei tempi di erogazione dei contributi e alla riduzione degli adempimenti in capo agli agricoltori, come già riscontrato in precedenti indagini sul tema. Suggerita inoltre l’opportunità di ampliare il ventaglio delle avversità, includendo i danni da fauna selvatica, e di rimodulare, a livello territoriale, le finestre temporali di copertura assicurativa, oggi “tarate” sulle specifiche esigenze delle regioni del Nord Italia.

In relazione alle caratteristiche strutturali delle aziende, in linea con la distribuzione che caratterizza il mercato assicurativo agricolo agevolato i comparti maggiormente rappresentati nel panel afferiscono ai settori vitivinicolo e della frutta fresca, rispettivamente con quote del 24% e del 21%. Il 64,5% nel settore vino, inoltre, conferma la presenza di un esperto/a di gestione del rischio in azienda. Abbastanza diffusa è anche la propensione ad accantonare riserve finanziarie in azienda per fronteggiare le avversità, politica adottata in particolare dai produttori di uva da vino, frutta secca e ortaggi. 

Sebbene il portafoglio di misure di prevenzione e mitigazione dei rischi adottato dalle aziende sia ampio e diversificato nella sua composizione, anche per le aziende agricole di rilevanti dimensioni la polizza assicurativa rimane uno strumento cardine delle politiche di risk management. La quasi totalità delle aziende intervistate, infatti, ha dichiarato di essere attualmente assicurata (96,4% - fig.8) mentre solo una quota residuale ha affermato di non fare più ricorso allo strumento assicurativo. Tra le aziende non più assicurate la maggioranza si colloca nelle regioni del Sud Italia (circa il 67%), a riprova del ritardo strutturale del sistema assicurativo agricolo del Mezzogiorno, anche se non mancano esempi di aziende del Centro-Nord che hanno rinunciato alle polizze assicurative escludendole dal portafoglio di strumenti di gestione del rischio. Nel caso delle aziende di grandi dimensioni, tuttavia, considerato l’elevato grado di professionalità nell’approccio alla gestione del rischio, la scelta di non ricorrere allo strumento assicurativo in molti casi risulta frutto di una pianificazione consapevole degli strumenti a disposizione. 

Dallo spaccato dei dati per regione e comparto emergono altre interessanti evidenze. La percentuale di aziende che dichiara un saldo di cassa positivo in relazione all’adozione dello strumento assicurativo è particolarmente elevata in Abruzzo, dove non a caso si registra anche la più alta percentuale di aziende che hanno dichiarato di adottare la polizza assicurativa in ragione della frequenza ed entità del contributo (cfr. tab. 18). Tale fenomeno risulta peraltro più frequente per le aziende dei settori frutticolo e vitivinicolo (rispettivamente 34,3% e 30,6%), comparti caratterizzati da produzioni ad alto valore aggiunto in cui l’entità dei risarcimenti, in caso di sinistro, può risultare considerevole e contribuire in maniera significativa al conseguimento di un effetto finanziario, di lungo periodo, positivo.

In allegato lo studio completo.
 

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