Innovazione e resilienza: i percorsi post-Covid per le imprese secondo Confindustria
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Con quali tempi si tornerà ai livelli di produzione manifatturiera pre-crisi e, soprattutto, in che misura cambieranno i rapporti di forza tra le diverse economie industriali una volta cessata l’emergenza sanitaria? La risposta - si legge nel Rapporto“Scenari industriali” del CSC di Confindustria dal titolo“Innovazione e resilienza: i percorsi dell’industria italiana nel mondo che cambia” presentato stamane in streaming - dipenderà in modo cruciale dal grado di convergenza internazionale delle politiche pubbliche che verranno implementate per la fase di recovery.
La crisi - spiega Confindustria - ha determinato una drastica caduta anche degli investimenti diretti esteri globali; essi tuttavia, a differenza del commercio mondiale, non torneranno su un sentiero di crescita prima del 2022.
L’organizzazione della produzione globale sarà costituita di molte diverse soluzioni, che gli operatori cercheranno di mettere in campo per gestire l’uscita da un paradigma di riferimento ormai dissipato.
Da un lato si assisterà a fenomeni di back-shoring, conseguenti alla scelta di re-importare in patria fasi e processi precedentemente “esportati”.
Una seconda prospettiva è quella di un maggiore grado di “regionalizzazione” delle catene di fornitura (c.d. near-shoring), come risposta ai problemi posti da un contesto in cui la distanza, anche in termini di sicurezza delle forniture, torna a contare di nuovo.
A questo spettro di soluzioni ne va affiancata ancora un’altra, che consiste nella ridislocazione delle catene di fornitura non in aree più prossime, ma in aree altrettanto lontane, che si rivelino però in grado di garantire costi di produzione di nuovo inferiori a quelle dove esse erano già state dislocate.
Il Rapporto prosegue inoltre con indicazioni più specifiche sulla manifattura italiana.
Qui il rapporto completo.
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