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Notizie ed opinioni dal mondo dei vini, spiriti e aceti

05 Aprile 2018

Dimissioni Martina: i nodi aperti che pesano sul comparto

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di Maria Teresa Manuelli | in 
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Andrea Olivero ha assunto le deleghe del settore agricolo, a seguito delle dimissioni del ministro Martina. Nomina importante e attesa dal settore per superare l’impasse che grava sul Mipaaf ormai da inizio marzo. Troppi i nodi aperti che “l’abbandono” di Martina per reggere le sorti del PD ha lasciato in sospeso e che vanno affrontati al più presto, senza aspettare il prossimo Esecutivo.

A cominciare dall’approvazione dei decreti attuativi al Testo Unico del Vino che ancora mancano all’appello e che riguardano analisi, controlli e contrassegni. Così come resta ancora in sospeso il decreto attuativo sull’enoturismo. Attualmente, poi, non è attivo neppure un altro ente fondamentale per il mondo vitivinicolo. Parliamo del Comitato Vino, il cui mandato è scaduto a nel 2017 e che, quindi, deve essere ricostituito tramite un altro decreto di nomina. Un pericolo per tutto il settore se il decreto non dovesse apparire in Gazzetta entro il 31 luglio. Ragione per cui le associazioni Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative, Federvini, Federdoc e Assoenologi giorni fa avevano congiuntamente scritto una lettera al premier Gentiloni, sollecitandone l’intervento.
Ma come ha spiegato Olivero in una nota sulle nomine, finora “non abbiamo intenzione di farle in questa fase”, anche se sul Comitato Vini “il carattere di urgenza ci spinge a fare ogni valutazione per assicurare l’operatività”. Mentre per quanto riguarda l’Ocm, il decreto molto atteso dal comparto enologico sui fondi per la promozione nei Paesi terzi del vino in una partita che vale circa 100 milioni di euro, Olivero ha spiegato: “stiamo facendo tutte le valutazioni, e continueremo nelle prossime ore, però posso già assicurare che non ci saranno ritardi per il settore produttivo. Il Testo Unico del Vino resta una legge-manifesto, spero che anche chi verrà dopo segua la strada della semplificazione e riordino normativo”.

Oltre a questi temi molto tecnici, però, il Mipaaf sarà presto chiamato anche ad affrontare questioni più fondanti. La sfida maggiore, chiaramente, si giocherà sullo scacchiere internazionale.
Come l’Europa affronterà la Brexit e l’importante nodo della riforma Pac? E soprattutto, quali riflessi avrà questo sul settore vino, aceti e spirits? Non sono pochi gli interrogativi e le attese verso il nuovo Governo, e il Ministero delle Politiche Agricole in particolare. La legislatura appena conclusa è stata quella che ha visto il ministro al Mipaaf più longevo degli ultimi Governi. Un vantaggio che ha permesso di raggiungere importanti obiettivi. In apertura di legislatura, del resto, le attese erano molte. Sul piatto allora c’erano l’aggiornamento della normativa nazionale e la discussione a Bruxelles sulla riforma di alcuni regolamenti.
“Sicuramente sul fronte nazionale – afferma Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini – il settore ha avuto grande attenzione da parte del Parlamento: sono stati portati a compimento sia il testo unico sul vino approvato all’unanimità dal Parlamento, sia la legge sull’enoturismo. Una legislatura con due atti parlamentari dedicati a un settore è indubbiamente un segnale di grande attenzione”.

La pagina più complessa - e forse anche meno soddisfacente - è, invece, quella europea e della promozione: ancora pesano gli effetti della forte riduzione dei fondi nel 2016, nonché l’enorme ritardo del bando 2017, proprio quando lo slancio del nostro export doveva essere accompagnato da un’azione di promozione più attenta e attiva. Anche se il settore ha saputo dimostrare una grande forza, continuando a investire e a crescere all’estero in assenza di risorse Ocm.
“Ancora più spinoso – prosegue Cagiano de Azevedo – resta poi il capitolo sulla difesa delle nostre denominazioni: a livello di accordi internazionali, il nodo sulle proprietà intellettuali e conseguenti accordi commerciali e di libero scambio resta aperto. Del resto questo è pur sempre un dossier difficile per l’Europa, che possiede migliaia di denominazioni, e particolarmente complesso per l’Italia, che tra tutti i Paesi ha il numero più alto di prodotti tutelati. Ma sicuramente una riflessione su quello che è e che sarà la forza del vino italiano nel mondo sarebbe bene cominciarla”.

Il vino, seppure importantissimo, però, non è l’unico settore sul piatto. Proprio in queste settimane il mondo degli spiriti sta passando attraverso un’importante revisione normativa europea. Il nuovo regolamento sulle bevande spiritose è già in agenda a Bruxelles: dopo il voto del Parlamento europeo a inizio marzo, si va verso il Trilogo, ovvero il confronto tra le tre istituzioni europee (Parlamento, Consiglio e Commissione) per trovare un testo comune e condiviso. Il settore dell’aceto, infine, vive un momento di straordinaria unità e andrebbe supportato nelle sue attività di tutela e promozione per non perdere il vantaggio competitivo legato a una delle perle della nostra produzione che è l’aceto balsamico.

 

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