Dal 1° gennaio 2025 inasprite le tariffe cinesi sulle importazioni di brandy, whisky e vermouth
- undefined
La Cina ha inoltre aumentato le aliquote tariffarie sul vermouth e altri vini in piccoli contenitori (codice del sistema armonizzato 22051000) dal 14% al 30%, fatta eccezione per le importazioni dall'Australia, dal Cile e dalla Repubblica di Georgia che rimarranno esenti in virtù degli accordi di libero scambio stipulati da tali paesi con la Cina.
Insieme alle accise e alle imposte sul valore aggiunto, il carico fiscale totale sul vermouth passerà dal 42,13% al 63,22%, con un aumento di 21,09 punti percentuali. Il vermouth rimane un prodotto di nicchia in Cina, rappresentando solo lo 0,15% delle importazioni totali di vino del Paese nel 2024. Nel 2024, la Cina ha importato 622.066 litri di vermouth per un valore di 2,5 milioni di dollari, con un aumento del 5,66% in volume e del 24,66% in valore rispetto all'anno precedente, secondo i dati doganali. L'Italia resta il principale fornitore di vermouth della Cina nel 2024, esportando 227.584 litri per un valore di 1,14 milioni di dollari, con un aumento del 41,86% in volume e del 67,9% in valore rispetto all'anno precedente. Altri fornitori chiave sono stati Francia, Spagna, Germania e Moldavia.
Nel frattempo, il brandy prodotto nell'UE, che domina il mercato cinese, è stato preliminarmente ritenuto dalle autorità cinesi soggetto a misure antidumping. Gli importatori di brandy dell'UE dovranno pagare un deposito che varia dal 30,6% al 39,0%, anche se attualmente possono presentare una lettera di garanzia al posto di un pagamento anticipato.