Contrassegno di Stato per le bevande spiritose: chi non vuole la sburocratizzazione?
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Decreto liquidità, decreto rilancio. Iniziative pensate per rilanciare il Paese con due assi portanti comuni: sburocratizzazione e semplificazione. Eppure, per le aziende del settore degli spiriti non cambia nulla, in uno scenario già in parte compromesso dai dazi USA sui prodotti italiani, ben prima dell’avvento della pandemia che ha bloccato tutto e tutti.
Il contrassegno di Stato, retaggio risalente a quasi un secolo fa, all’epoca utile per dimostrare l’avvenuto pagamento delle tasse (le cosiddette accise sulla produzione) sopravvive ben saldo ancora oggi. Si tratta di un non senso storico, che non ha nessuna ragione concreta e reale per perpetuarsi di governo in governo, di legislatura in legislatura.
In origine aveva due scopi: dimostrare, appunto, di aver ottemperato all’esborso dell’accisa e permettere la tracciabilità del prodotto (nei termini dell’epoca, impedire che circolassero prodotti di contrabbando o di dubbia origine). Attualmente, il pagamento dell’accisa viene di fatto dimostrato digitalmente, senza bisogno di ricorrere al contrassegno, e, quanto alla tracciabilità le nuove regole sulle informazioni al consumatore offrono garanzie ben maggiori, anche sul prodotto destinato fuori del territorio nazionale.
Inoltre, richiede uno sforzo organizzativo insopportabile, per le aziende che devono organizzare e garantire con una specifica cauzione a favore dello stato, il loro trasporto, la loro custodia, la loro applicazione e rendicontazione; e devono infine dotarsi di magazzini separati per custodire il prodotto contrassegnato destinato al mercato nazionale separato dal resto della produzione.
“Il contrassegno di Stato è un prodotto della burocrazia ‘made in Italy’ del quale però non possiamo andare per nulla fieri” ha dichiarato Micaela Pallini, Presidente Gruppo Spirits di Federvini. “La pandemia ha bloccato le nostre attività, già compromesse dalle complessità all’export causate dai dazi americani, dalla recessione e contrazione dei consumi sul mercato tedesco, dalle tensioni che l’incertezza della Brexit ha causato sulle relazioni commerciali con il Regno Unito.”
“Chiediamo di poter ripartire senza aggravi inutili: l’abolizione del contrassegno rappresenta un segnale importante, non solo per noi ma in generale per tutto il Paese. Permettiamo alle aziende di fare impresa e mettiamo in soffitta vecchie pratiche inutili che ottengono l’unico risultato di rallentare e appesantire ulteriormente la loro ripartenza”.