Confindustria, posticipato a metà 2021il recupero del Pil
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Il recupero del PIL italiano è posticipato, una vera ripresa si potrebbe avere solo da metà 2021 se la vaccinazione abbatterà l’emergenza sanitaria e farà ripartire i consumi. È quanto emerge dall'ultima Congiuntura Flash di Confindustria.
Più ampia a inizio 2021 la forbice in Italia tra servizi ancora in crisi e industria che regge, con andamenti divergenti anche nelle corrispondenti dinamiche dei prezzi al consumo.
Per l’export italiano lo scenario è un po’ migliorato, sulla scia di scambi mondiali in lenta espansione, mentre le principali economie dell’Eurozona hanno chiuso il 2020 meno peggio del previsto.
I tassi sovrani a gennaio restano moderati per l’Italia, poco sopra i minimi, nonostante la nuova instabilità politica e solo grazie ai massicci acquisti di titoli effettuati dalla BCE.
Nel 2020 in Italia l’impatto della crisi sanitaria è stato molto vario tra settori e tipologie di imprese, molte delle quali hanno accumulato più debito ma non hanno potuto usarlo per nuovi investimenti.
L’impatto della crisi sanitaria sui settori industriali in Italia è stato molto disomogeneo. Infatti, da un lato le produzioni di beni essenziali sono state esentate dal lockdown, dall’altro la domanda di beni di consumo durevoli è più facilmente rinviabile. I divari tra settori sono stati molto ampi nella prima fase dei contagi, passando dal -92,8% dei prodotti in pelle al -5,5% del farmaceutico (produzione di aprile 2020 rispetto a gennaio). Nel complesso del 2020, dopo il forte recupero nel terzo trimestre, i settori manifatturieri più penalizzati, con crolli di attività oltre il -20%, restano quelli legati alla filiera della moda (tessile, abbigliamento, pelle) e dell’automotive, quest’ultimo già in difficoltà prima della pandemia. Viceversa, i settori dell’alimentare-bevande e della farmaceutica hanno limitato entro il -5% la perdita nel 2020 rispetto all’anno precedente.