Bottiglie di vino condivise contro la crisi
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Bere una bottiglia di Barolo "fifty-fifty". Due bicchieri al mio tavolo, due in quello accanto. E chi se ne importa se non ci si conosce. La filosofia del "wine sharing" è tutta qui: risparmio + amicizia. E la formula sembra funzionare. Almeno così raccontano al "Kosher Bistrot Caffè", il primo wine bar d'Europa sotto la stretta sorveglianza del rabbinato di Roma. Qui, in via Santa Maria del Pianto nel cuore del Ghetto, la vendita delle bottiglie - da quando ha preso il via l'iniziativa del vino condiviso - è aumentata del 10 per cento. "E' un modo, in tempi di crisi come questo, - spiega Angelo Terracina titolare del locale - per rispondere alle esigenze dei clienti sempre più attenti al portafoglio ma che alla qualità e la buon bere non vogliono rinunciare". La bevuta in "condominio", del resto, verrebbe a costare anche meno di una semplice mescita al bicchiere. "L'idea è piaciuta da subito ai turisti - continua Terracina - Che così hanno la possibilità di chiacchierare con chi è seduto nei tavoli vicini, scambiare due parole in italiano. Ma ora sta conquistando anche i romani".
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