Von der Leyen: la “Bussola della competitività” per il futuro dell’Europa
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La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il suo vice Séjourné hanno presentato la nuova dottrina economica dell'Ue per i prossimi cinque anni, che ruota attorno a "competitività", "semplificazione" e "pragmatismo". Hanno al contempo assicurato che il Green deal rimarrà intatto. In sostanza, una lunga lista dei desideri per far tornare competitivo il Vecchio continente e non perdere la sfida globale contro Cina e Stati Uniti.
Durante la conferenza stampa del 29 gennaio al Berlaymont, in cui ha presentato la Bussola della competitività la presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato che “l’Europa ha tutto ciò che serve per avere successo nella corsa al vertice” dell’economia mondiale ma che “dobbiamo correggere le nostre debolezze per recuperare la competitività“.
Le ha fatto eco il vicepresidente esecutivo per la Prosperità e la Strategia industriale Stéphane Séjourné, secondo cui quella pubblicata oggi è la “dottrina economica per i prossimi cinque anni“, una dottrina semplice che “può essere riassunta in una parola chiave: competitività“. Siamo di fronte, dice, ad “un cambiamento di mentalità per l’Europa e gli europei”, con il quale Bruxelles punta a rendere l’Unione “più prevedibile, mantenendo al contempo il corso del nostro modello europeo: decarbonizzato, sociale e rispettoso dei nostri valori“.
Gli obiettivi rimangono, hanno ripetuto sia von der Leyen sia Séjourné, ma sul percorso per raggiungerli si aprirà ora una discussione all’insegna di due criteri: flessibilità e pragmatismo.
Mettendo in fila le raccomandazioni dell’ex numero uno della Bce, Mario Draghi, la Bussola si articola lungo tre “pilastri” principali: colmare il divario nel campo dell’innovazione, far procedere di pari passo (un passo svelto, possibilmente) la decarbonizzazione e la competitività e, infine, ridurre le dipendenze dall’estero e aumentare la sicurezza dell’Unione. In tutto, da qui alla fine del 2026 la Commissione prevede circa una ventina di proposte legislative per mettere l’Ue nelle condizioni di affrontare il futuro della concorrenza globale.
Si parte, in materia d’innovazione, con le iniziative Ai gigafactories ed Apply Ai per guidare lo sviluppo e l’adozione industriale dell’intelligenza artificiale nei settori più strategici, che comprenderanno piani d’azione per i materiali avanzati e le tecnologie quantistiche, biotecnologiche, robotiche e spaziali, cui si affiancheranno una strategia per le start-up e lo sviluppo di un cosiddetto 28esimo regime giuridico per semplificare le norme che riguardano le aziende, attualmente frammentate tra 27 legislazioni nazionali.
Quanto alla decarbonizzazione, il Clean industrial deal definirà un approccio basato sulla competitività, mentre l’Affordable energy action plan servirà a calmierare i costi energetici. L’Industrial decarbonisation accelerator act mirerà ad estendere e facilitare i permessi ai settori in transizione, che si aggiungerà ad altri piani d’azione su misura per altri settori ad alta intensità energetica.
L’ultimo pilastro, quello della riduzione delle dipendenze e dell’aumento della sicurezza, passa attraverso dei “partenariati efficaci” incentrati su accordi commerciali e investimenti puliti, con l’obiettivo di garantire una fornitura affidabile di materie prime, energia e tecnologie pulite e carburanti sostenibili. In questo ambito dovrebbe anche venire introdotta una “preferenza europea” con la revisione delle norme sugli appalti pubblici.
La Commissione ha individuato cinque “abilitatori” orizzontali che dovranno informare le sue proposte legislative e che possono essere riassunti nei seguenti imperativi: semplificare, eliminare le barriere congenite nel mercato interno, finanziare la competitività, promuovere le competenze del futuro e rendere più efficace il coordinamento tra il livello comunitario e quello nazionale.
Semplificazione è del resto il mantra che risuona a Bruxelles già dall’ultimo tratto della precedente legislatura europea (2019-2024). Così, la Commissione punta ora a ridurre significativamente gli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità in capo alle imprese, inclusi quelli relativi a due diligence e tassonomia. Gli esperti dell’esecutivo Ue stimano in circa 37,5 miliardi di euro il risparmio per le aziende del Vecchio continente dall’eliminazione degli oneri amministrativi ritenuti eccessivi, che dovrebbe trovare attuazione nel cosiddetto provvedimento Omnibus.
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