Gli inverni sempre più miti, minaccia per gli icewine
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L'inverno 2019/2020 in Europa è stato troppo caldo. Secondo il Copernicus Climate Change Service è stato l'inverno europeo più caldo dall'inizio delle registrazioni nel 1850 e ha superato di 3,4°C la media 1981-2020.
In Germania, per la prima volta nella storia, la vendemmia 2019 dell'eiswein (la denominazione tedesca dei più noti icewine canadesi) è fallita in tutto il Paese perché le temperature non sono scese ai -7°C necessari per ghiacciare l'uva sulla vite. In una dichiarazione rilasciata il 1° marzo 2020, Ernst Büscher, portavoce dell'Istituto tedesco per il vino, ha lanciato un avvertimento inquietante. "Se gli inverni caldi diventeranno più frequenti nei prossimi anni gli eiswein delle regioni tedesche diventeranno presto una rarità ancora più costosa di quanto non sia già".
"È una categoria in via di estinzione - spiega al sito Drinks International Sebastian Thomas, direttore e buyer del fornitore londinese di vini pregiati Howard Ripley -. Negli anni '90 eravamo soliti procurarci galloni di questo prodotto e venderlo a prezzi molto bassi, ma temo che i tempi dell'icewine liberamente disponibile siano finiti".
La produzione di icewine comporta una grande quantità di rischi. Non si tratta solo di lasciare l'uva sulle viti, ma anche di preparare i vigneti. Molti coltivatori avvolgono l'uva in fogli di alluminio per proteggerla dagli uccelli e dai cinghiali, con un notevole aggravio di costi anche in termini di manodopera.
La sfida per i produttori sta nelle condizioni di delicato equilibrio necessarie per produrre questi vini speciali.