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Studi e Ricerche

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14 Aprile 2020

Come le politiche economiche di Europa e Stati Uniti hanno risposto all’emergenza Covid

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di Redazione | in 
Studi e Ricerche

Il Centro Studi di Confindustria ha pubblicato una nota di valutazione delle politiche pubbliche sulle misure a sostegno dei lavoratori durante l’emergenza covid in Europa e Stati Uniti.

Il 9 aprile l’Eurogruppo ha dato il via libera al SURE (lanciato dalla Commissione europea Il 2 aprile) che, che, una volta approvato dal Consiglio europeo e implementato, fornirà prestiti (per un valore complessivo fino a 100 miliardi) a condizioni agevolate agli stati membri che adottino misure fiscali a sostegno dell’occupazione, quali il potenziamento di programmi di integrazione salariale in caso di riduzione degli orari di lavoro, come la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) in Italia.

Il 27 marzo il presidente americano ha firmato il Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act (CARES Act), un pacchetto emergenziale di 2,3 trilioni di dollari (pari all’11% del PIL), il più ampio della storia americana, di cui oltre 250 miliardi volti a estendere durata, generosità e platea del sistema di Unemployment Insurance (UI), per sostenere la capacità di spesa delle famiglie anche in caso uno o più componenti abbiano perso il lavoro a causa della crisi.

Se le risposte di politica economica di Stati Uniti e Unione europea sono confrontate rispetto alla loro capacità di sostenere i redditi delle famiglie, quella americana domina sotto svariati aspetti, sicuramente per entità e immediatezza. Le estensioni dei sussidi di disoccupazione sono generose (l’assegno aumenta di 600 dollari a settimana e la durata di due mesi) e immediatamente operative perché canalizzate tramite i programmi di UI statali.

È tuttavia importante sottolineare che gli interventi partono da presupposti opposti, e potrebbero altresì avere effetti molto diversi in uscita dalla crisi.

La risposta degli Stati Uniti pare fondarsi sul presupposto che la disoccupazione ineluttabilmente aumenterà. Al contrario, gli sforzi dell’Unione europea si concentrano sull’obiettivo di scongiurare aumenti eccessivi della disoccupazione, come descritto in modo eloquente dal nome del programma proposto dalla Commissione (SURE sta per temporary Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency).

Lo sforzo europeo, rivolto a preservare posti di lavoro, è una strategia efficiente in questa fase transitoria di sospensione forzata delle attività lavorative. Evitando gli esuberi, infatti, si preservano anche la capacità produttiva e il capitale umano delle imprese e dell'economia nel suo complesso, rendendo il sistema più pronto a cogliere i primi segnali di ripartenza.

Come in passato, tuttavia, anche in uscita da questa crisi economica, vi saranno inevitabilmente ristrutturazioni profonde che coinvolgeranno aziende e interi settori. In vista di questa seconda fase, serve dunque fin da ora un ripensamento del sistema di welfare europeo volto a favorire la mobilità dei lavoratori, tramite il rafforzamento non solo di programmi di sostegno al reddito (quali i sussidi di disoccupazione) ma anche di formazione, per fornire nuove competenze ai lavoratori che transiteranno verso occupazioni diverse a quelle precedentemente svolte.

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