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Studi e Ricerche

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20 Marzo 2021

Agroecologia: il caso studio del Chianti, per sostenibilità e resilienza

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di Redazione | in 
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Individuare gli approcci agroecologici più efficaci per assicurare la sostenibilità socioeconomica delle aziende agricole, la resilienza dell'ecosistema agroalimentare locale e per tutelare al tempo stesso la biodiversità e il paesaggio nelle aree rurali. Sono questi gli obiettivi del progetto europeo Uniseco (Understanding and Improving the Sustainability of Agro-ecological Farming Systems in the Eu, Comprendere e migliorare la sostenibilità dei sistemi agro-ecologici nell'Unione Europea), al quale partecipa anche il Crea, con il suo centro di Politiche e Bioeconomia e di cui si è appena conclusa la presentazione dei risultati.  

Si tratta di una concreta opportunità a livello di territorio, che prevede metodologie innovative - come per esempio nuovi indicatori per la valutazione delle emissioni di gas serra, delle risorse idriche e della biodiversità - per valutare la sostenibilità dei sistemi agricoli e i cambiamenti economici e tecnologici delle aziende. I risultati finali di Uniseco forniranno raccomandazioni per l’attuazione della strategia europea From Farm to Fork, della Strategia per la biodiversità per il 2030 e dei piani strategici nazionali della Pac post 2022. 

Il Biodistretto del Chanti Fra i 15 casi di studio selezionati tra diversi paesi europei partecipanti al progetto, c’è l'area del Chianti classico, l’unico in Italia, ad alta vocazione vitivinicola associata ad un turismo rurale molto sviluppato, ampiamente nota a livello internazionale, ma minacciata dalla pluri-decennale intensificazione della viticoltura e dall'abbandono dei terreni marginali e il conseguente avanzamento incontrollato del bosco. Da notare, infine, che qui la superficie coltivata con metodo biologico è pari al 33% di quella agricola complessiva, un dato che va ben oltre quello regionale e nazionale. 

Il Crea Politiche e Bioeconomia ha discusso alcune strategie per la transizione agroecologica assieme al “Biodistretto del Chianti”, un'associazione che unisce operatori del biologico, amministratori locali e altri attori delle filiera agro-alimentare per promuovere la transizione verso un sistema agricolo più sostenibile e resiliente. Per favorire questo processo si sono dimostrate cruciali: l’adozione di pratiche sostenibili - quali l’inerbimento interfilare nelle colture permanenti, il monitoraggio delle coltivazioni, il compostaggio a piccola scala e la coltivazione con metodo biologico - in grado di ridurre la perdita di biodiversità e le emissioni di gas serra e la diversificazione colturale, perseguita attraverso il recupero dell'olivicoltura nelle aree più marginali e l'introduzione di seminativi e orticoltura nei terreni in via di abbandono.  

Centrale è risultato essere il ruolo delle iniziative locali degli agricoltori e degli altri soggetti coinvolti (per es. il Biodistretto del Chianti, accordi di collaborazione tra agricoltori per l'utilizzo comune di macchinari e impianti, attività di consulenza svolte in forma collettiva e primi tentativi di filiere corte per prodotti di elevata qualità). Azioni queste, che devono essere ulteriormente promosse, attivando nuove reti locali di filiera, rafforzando i servizi di consulenza e facilitando l’accesso alla terra. In tal senso, le innovazioni studiate in seno a Uniseco, di carattere prevalentemente sociale, riguardano i processi di interazione e cooperazione tra tutti gli attori. La transizione agroecologica, infatti, passa anche dalla promozione di iniziative di cooperazione per superare le diseconomie di scala che gravano sulle piccole e medie imprese (es. la condivisione di macchinari, dei servizi di consulenza o dei dati meteorologici). 

Guarda il video del progetto 

 

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