Norme Ue sugli imballaggi: salvi i vini, ma resta il nodo dell’obbligo di riuso per gli spiriti
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“Un voto in chiaroscuro quello di stamattina sulla revisione della Direttiva Imballaggi: se i vini, grazie al fondamentale lavoro condotto dalla delegazione italiana, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo, è ancora tanto il lavoro da fare per scongiurare l’impatto estremamente oneroso che il riuso potrebbe determinare per il comparto degli aperitivi, amari, liquori e distillati italiani. Come Federvini siamo determinati a proseguire con fermezza in tutte le sedi istituzionali gli sforzi per tutelare le nostre imprese e auspichiamo che possa esservi una revisione nel voto già in occasione dell’Assemblea plenaria del Parlamento europeo previsto in novembre”. È il commento della presidente di Federvini Micaela Pallini a seguito dell’esito del voto che oggi ha visto la Commissione per l’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Sicurezza Alimentare del Parlamento europeo (Comemvi) esprimersi sugli emendamenti di compromesso relativi alla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio formulati dalla relatrice Onorevole Frédérique Ries.
Se l’esclusione dei vini dal perimetro dell’obbligo di riuso ha rappresentato un importante traguardo per il settore vitivinicolo italiano, raggiunto grazie all’energico e instancabile lavoro condotto dai relatori ombra italiani, l’emendamento a firma della relatrice RIES ha stabilito invece che le bevande spiritose e i prodotti vitivinicoli aromatizzati siano ricompresi nel vincolo.
Una decisione che non tiene in considerazione fino in fondo le caratteristiche degli aperitivi, amari, liquori, distillati e vermut italiani, i quali, al pari dei vini, impiegano bottiglie di vetro - riciclabili al 100% - prodotte ricorrendo sempre più a moderne tecnologie che hanno permesso di ridurre negli ultimi trent’anni di oltre il 30% il peso e una quota crescente di materia prima seconda. Inoltre il nostro Paese può vantare nel riciclo del vetro un’eccellenza, con un tasso di recupero pari all’80,8% nel 2022, che già supera i target europei fissati per il 2030.
“Uno sforzo significativo per l’industria italiana che ora rischia di essere mortificato da questa votazione che stabilisce il principio di obbligatorietà al riuso per gli spiriti e i vini aromatizzati, prodotti caratterizzati da una marcata propensione all’export, una bassa rotazione e il cui imballaggio è veicolo di differenziazione e di identità dell’azienda, della storia del territorio di provenienza, di tradizioni, cultura e valori. Una misura, questa, che avrà delle ricadute significative anche in termini logistici e operativi, causando ripercussioni serie sulle prospettive di un comparto che vale oltre 6 miliardi di euro” conclude la presidente Pallini.
L’approvazione dei due emendamenti di compromesso su minimizzazione e etichettatura, seppur ancora migliorabili, sancisce un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea. Sul tema della minimizzazione è stato scongiurato il rischio della standardizzazione delle bottiglie avvalorando quindi la funzione degli imballaggi, che manterranno forma e design, caratteri identitari e distintivi dei prodotti. Sul fronte dell’etichettatura, il ricorso a pittogrammi armonizzati e la presenza sugli imballaggi di informazioni sul materiale e sul suo smaltimento, unitamente alle soluzioni digitali, risponde all’esigenza di favorire una raccolta differenziata di qualità senza frammentare il mercato unico.