L'Australia ricorre al Wto contro i dazi cinesi sui suoi vini
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La querelle tra Cina e Australia sul vino finisce sulle scrivanie del Wto. Le esportazioni di vino australiano in Cina sono crollate da quando sono state introdotte per la prima volta dazi di importazione e il governo australiano si è ora formalmente rivolto all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). La mossa consente a entrambe le parti di cercare una soluzione con il Wto che funge da arbitro, ma la denuncia formale dell'Australia segna comunque un'escalation della controversia.
La Cina ha confermato a marzo dazi che vanno dal 116% al 218% sulle importazioni di vino australiano in contenitori da due litri o meno, a seguito di un'indagine antidumping del ministero del Commercio. Aveva imposto i dazi su base provvisoria verso la fine del 2020, provocando un calo immediato delle spedizioni di vini australiani in Cina, un mercato chiave per molte aziende vinicole del Paese.
"Dazi dal 116 al 218% significano che è praticamente impossibile per il vino australiano essere competitivo sul mercato cinese", aveva affermato a marzo il ministro del Commercio australiano, Dan Tehan.
Nella sua denuncia al Wto, l'Australia ha affermato che le tariffe cinesi sul vino ne violano le regole antidumping. La richiesta di consultazioni per le controversie del Wto dà a entrambe le parti 60 giorni per discutere e risolvere la questione. Se non ci sarà un accordo, l'Australia potrebbe chiedere a un panel Wto di giudicare il caso.
Le relazioni commerciali tra Australia e Cina si sono inasprite più in generale, ma Tehan ha affermato che l'Australia è rimasta "aperta a impegnarsi direttamente con la Cina" per porre fine alla disputa sui dazi sul vino.