Bio-tessuti dalle vinacce. E un abito va in mostra al Victoria&Albert Museum
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Usare gli scarti della lavorazione dell’uva per creare un tessuto. Ci ha pensato Vegea, una startup di Rovereto che ha ideato e brevettato un processo tecnologico per trasformare questi scarti in un tessuto ‘vegano’ a basso impatto e cruelty-free per il settore della moda, dell’arredamento e dell’automotive.
L’idea è semplice: bucce, semi e raspi hanno un potenziale da valorizzare. Al contempo il settore moda ha un impatto ambientale molto forte: la sola produzione di tessuti sintetici utilizza a livello globale oltre 100 milioni di tonnellate di oli.
“I nostri tessuti riducono il consumo di questi oli e di C02, per proteggere l’ambiente e combattere il global warming - spiega la startup trentina -. E collaboriamo anche con organizzazioni impegnate a offrire lavoro alle persone più vulnerabili”.
Vegea sviluppa ed ingegnerizza tecnologie e processi basati sull’utilizzo di biomasse. Il progetto vegea textile è nato nel 2016 per la produzione di tessuti tecnici bio-based derivanti da materie prime vegetali e residui dell’industria vitivinicola.
Nel 2018 il Victoria & Albert Museum di Londra ha ospitato la mostra “fashioned from nature” sulla moda sostenibile, la prima esibizione del Regno Unito che indaga la stretta relazione tra natura e moda, dal 1600 ad oggi. Un elegante abito color vinaccia in Vegeatextile, il biomateriale realizzato con gli scarti dell’uva, è stato tra i 300 oggetti esposti alla mostra V&A.